Le due senatrici sposano la linea di Fratoianni - dalla quale si sono discostati Loredana De Petris ed Erasmo Palazzotto - parlando di una scelta "che condividiamo e accogliamo con entusiasmo", perché il Paese ha "assoluto bisogno" di una "opposizione da sinistra". Fassina: "M5s-Pd-Leu hanno ancora maggioranza relativa, se rimaniamo compatti impossibile approvare cose contrarie al nostro programma"
Non solo Nicola Fratoianni, ma anche le ex M5s Paola Nugnes ed Elena Fattori voteranno No alla fiducia al governo Draghi. Le due senatrici del gruppo Misto-Leu sposano quindi la linea dell’assemblea nazionale di Sinistra italiana – dalla quale si sono discostati Loredana De Petris ed Erasmo Palazzotto – parlando di una scelta “che condividiamo e accogliamo con entusiasmo”, perché il Paese ha “assoluto bisogno” di una “opposizione da sinistra a questo governo molto posizionato a destra, di tutti e di nessuno, certamente sbilanciato sugli interessi della finanza che temiamo non sarà l’interesse delle fasce sociali più deboli, dei territori più disagiati e dell’ambiente”.
La formazione del governo e la variegata maggioranza, a loro avviso, non dà garanzie su “nessuno dei principi che abbiamo più volte rivendicato come imprescindibili: la giustizia ecologica, sociale, economica, territoriale e di genere”. La rappresentanza e la difesa dei valori e dei principi, concludono Nugnes e Fattori, deve “essere portata avanti anche e soprattutto da una posizione di opposizione critica ma collaborativa. In Parlamento saremo pochi ma nel paese tanti”.
La scelta delle due senatrici, di Fratoianni e di almeno 3 M5s che hanno annunciato il no (Pino Cabras, Mattia Crucioli ed Emanuele Dessì) viene ‘bocciata’ dal deputato di Leu, Stefano Fassina: “Mi rivolgo a chi in Leu e M5s si dichiara per il no al governo Draghi – dice ad Agorà – Attenzione: è governo del Presidente, per affrontare le emergenze sanitarie, sociali e democratiche. Non è governo di programma. È potenzialmente governo di tutti, sebbene Fdi per una scelta, per me sbagliata, si sia chiamata fuori”. Per questo motivo, sostiene Fassina, il governo è “per definizione spostato a destra rispetto al governo Conte bis”.
“Siamo stati sconfitti, ma non siamo vinti”, aggiunge ricordando che l’alleanza M5S-Pd-Leu ha la maggioranza almeno relativa alla Camera e al Senato: “Se rimaniamo compatti, non può essere approvato nulla in contraddizione con i nostri capisaldi di programma”. E predica “attenzione” perché “dividersi su un passaggio così rilevante sul terreno politico, su un momento di definizione dei soggetti politici, rende enormemente più difficile salvaguardare e irrobustire l’alleanza per lo sviluppo sostenibile prospettata da Giuseppe Conte”.