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Recovery fund ultima chiamata, PresaDiretta racconta il modello francese: “100 miliardi già a disposizione. Controllo a 50 viceprefetti”

C’è da presentare in Europa il progetto per far ripartire l’Italia. Il Paese è allo stremo, in un anno abbiamo perso quasi 9 punti di Pil e centinaia di migliaia di posti di lavoro. I soldi dell’Europa andranno utilizzati bene e subito, ma l’Italia negli ultimi anni ha speso solo un terzo dei Fondi Europei ricevuti, ci vuole un cambio di passo. E infine, cosa c’è nei Recovery Plan degli altri? PresaDiretta con la puntata “Recovery Fund ultima chiamata” sarà in onda lunedì 15 febbraio alle 21.20 su Rai3

Gestire il Recovery Plan e spendere i fondi messi a disposizione dal Next Generation EU è il primo dossier che si troverà l’appena nato governo Draghi. E mentre l’Italia cerca la strada da seguire, gli altri Paesi europei viaggiano spediti verso la presentazione dei loro piani. Sono 18 i paesi che hanno inviato a Bruxelles le bozze del piano di ripresa, tra questi la Francia.

Presadiretta con Elena Marzano e Massimiliano Torchia sono andati a Parigi per raccontare il Recovery Plan francese, il “France Relance”. Come l’Italia, anche la Francia è stretta nella morsa del virus, l’epidemia corre veloce e da mesi tutto il Paese è in lockdown. Molti i negozi chiusi, così come i musei, i cinema, i teatri, i caffè e le brasserie. Le università sono vuote e le lezioni si fanno a distanza. La Francia ha perso solo nel 2020 l’8% del PIL.

Anche in Francia, come in Italia, si punta sul Next generation EU per rilanciare l’economia. Ma se il Recovery plan italiano è ancora una bozza, la Francia ha presentato il suo “France Relance” il 3 settembre scorso. Un piano di ripresa da 100 miliardi – 40 miliardi arriveranno dall’Europa, 60 miliardi dal bilancio francese – ideato per rilanciare l’economia e riportare il Paese alla situazione economica pre-covid entro il 2022. Duecentonovantasei pagine in cui sono descritte tutte le misure settore per settore e per ogni intervento viene indicato l’impatto, la cifra stanziata, il beneficiario e il calendario di attuazione. Le linee strategiche sono quelle indicate da Bruxelles: 30 miliardi sono investimenti per transizione ecologica, 34 miliardi per competitività delle imprese e 36 miliardi per coesione sociale e territoriale.

“I due obiettivi di questo piano sono da un lato gestire l’emergenza e contrastare la crisi del 2021, dall’altro preparare la Francia del 2031” ha raccontato a Presadiretta Olivia Grégoire, sottosegretario di stato a Bercy, il ministero dell’Economia, che in onore del France Relance ha addirittura cambiato nome da “ministero dell’Economia” a “ministero dell’Economia e della Ripresa”. “Abbiamo cominciato a lavorare al piano sin dal primo lockdown, a primavera, nel mese di aprile. Durante l’estate lo abbiamo messo a punto e alcuni parti, come quella dedicata ai giovani, le abbiamo rese operative già da settembre del 2020”.

“I due obiettivi di questo piano sono da un lato gestire l’emergenza e contrastare la crisi del 2021, dall’altro preparare la Francia del 2031. Le faccio solo un esempio – aggiunge – ci sono 100 milioni di euro per finanziare le associazioni che lottano contro la povertà, che è un’emergenza assoluta. Ma ci sono anche 7 miliardi di euro per sviluppare la filiera dell’idrogeno perché l’idrogeno è l’energia del domani e non possiamo aspettare il 2030 per pensarci, è nel 2020 che dobbiamo gettare le basi per sviluppare questo settore”.

In Francia non c’è stato alcun dibattito o fibrillazione sulla scelta dei progetti da finanziare o sulla governance, solo un’unica scelta strategica: integrare i fondi europei con quelli nazionali. “Il fatto di aver messo insieme questi fondi ha permesso alla Francia di cominciare ad attuare i progetti già prima di Natale, ad esempio in novembre si sapeva già che per il commercio elettronico, per uno specifico progetto, c’erano 60 milioni a disposizione” spiega Sandro Gozi – ex sottosegretario agli affari europei nei governi Renzi e Gentiloni – oggi eurodeputato eletto in Francia nelle liste di Macron.

Non solo, aggiunge: “mentre in Italia si parlava di 300 consulenti, in Francia il primo ministro ha assunto un consigliere per seguire ora per ora, giorno per giorno, France Relance. Tutto il resto è stato gestito con il normale ordinario coordinamento interministeriale, tra primo ministro e i ministri principalmente competenti con un dialogo. C’è un comitato che si chiama Comité national de Suivì, che segue l’attuazione del progetto: a livello nazionale ci sono dei deputati europei, dei deputati nazionali, dei senatori, dei rappresentanti delle parti sociali, e rappresentanti di associazioni giovanili e la stessa struttura viene replicata regione per regione. Non è stata creata nessuna struttura ad hoc.”
E in effetti il governo francese ha già avviato progetti e pubblicato bandi.

A dicembre 2020 dei 100 miliardi messi a disposizione dal piano di rilancio, 11 miliardi sono già stati impegnati per interventi mirati e 9 ne sono stati spesi. Per esempio sono 141 mila i proprietari di casa che hanno già usufruito del bonus per il rinnovamento energetico della propria abitazione. Quattro mila gli edifici pubblici per i quali è stato avviato un programma di ristrutturazione e efficientamento energetico. 815 le aziende che hanno ottenuto finanziamenti per l’ammodernamento degli impianti e si sono spartite un fondo da 710 milioni di euro che ha generato un investimento complessivo di 1.78 miliardi.

Al centro delle preoccupazioni della Francia ci sono i giovani, che come in Italia, sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto della crisi economica.

Per l’occupazione giovanile la bozza del Recovery plan di Conte prevedeva di impegnare 6 miliardi e mezzo dei fondi speciali che ci arriveranno dall’Europa, poco più del 3% dei 200 miliardi previsti. Ancora troppo poco visto che abbiamo il più alto numero di giovani inattivi in Europa, oltre 2 milioni contro il milione della Francia.

Per aiutare gli oltre 750 mila ragazzi che, terminati gli studi, in piena crisi covid, stavano per entrare nel mercato del lavoro, la Francia all’interno del France Relance ha lanciato il piano “1 giovane, 1 soluzione”. Il piano vuole offrire una soluzione su misura per ognuno. Ci sono sia incentivi alle imprese che assumono o offrono contratti di apprendistato, sia percorsi retribuiti dallo stato per aiutare i giovani nello studio e in genere nel percorso di formazione. E finora ha funzionato. Sono più di 1 milione i giovani sotto i 26 anni che sono stati assunti tra agosto e dicembre 2020 con contratti di almeno tre mesi e 485 mila quelli assunti con contratto di apprendistato, pagato e anche bene.

Per assicurare l’arrivo a destinazione in tutto il territorio dei 100 miliardi stanziati per la ripresa, all’interno dell’amministrazione francese sono state scelte alcune figure che si occupano esclusivamente del Recovery plan. Sono 50 in tutto il territorio nazionale e si chiamano viceprefetti al piano di rilancio. Myriam Abassi è una di loro, sorveglia i progetti finanziati dall’Europa nella regione dell’Ile de France: “Noi viceprefetti siamo le sentinelle del piano di rilancio a livello locale. Ci sono due obiettivi molto importanti per il governo: primo, che si vada veloce, che i 100 miliardi del piano di rilancio siano stanziati rapidamente. Perché è adesso che dobbiamo frenare la crisi economica. E il secondo punto molto importante per il governo, è che il piano di rilancio sortisca i suoi effetti in maniera assolutamente chirurgica, nel modo più preciso e capillare possibile rispetto ai bisogni delle imprese, delle associazioni, delle collettività territoriali”.

E’ molto importante l’organizzazione territoriale, ci sono le regioni, gli eletti locali che vengono mobilitati per permettere l’arrivo a destinazione dei finanziamenti alle imprese nel territorio. La distribuzione dei fondi in maniera capillare sul territorio permette anche alla Francia di diluire i timori sul rischio di non riuscire a spendere i soldi dell’Europa così come avviene spesso in Italia.

“Questo è un rischio per tutti i Paesi europei, non soltanto per l’Italia ed è motivo di preoccupazione anche in Francia – precisa Oliva Gregoire a Elena Marzano”. “E’ per questo che abbiamo dato una grande responsabilità ai viceprefetti, sono loro l’ingranaggio che si dovrà occupare che i finanziamenti nazionali arrivino a buon fine su tutto il territorio”.