Quando non era parlamentare, aveva detto che il circolo lgbti+ Omphalos distribuiva “materiale pornografico” nell’ambito delle sue iniziative nelle scuole. Parole per cui era stato condannato in primo grado a 1.500 euro di multa (pena sospesa) per diffamazione. Ma ora il senatore della Lega Simone Pillon è stato assolto dalla Corte d’appello di Perugia “perché il fatto non costituisce reato”. I giudici hanno quindi accolto il ricorso presentato dai difensori di Pillon, gli avvocati Laura Modena, Stefano Forzani e Massimiliano Sirchi. “Siamo sinceramente stupiti da questa sentenza della Corte d’Appello”, è la reazione del presidente di Omphalos Stefano Bucaioni. La formula di assoluzione “ci dice che i fatti contestati dalla procura esistono e che evidentemente la Corte ha deciso per un’interpretazione molto estensiva del diritto di critica“. Adesso l’intenzione è quella di attendere il “deposito delle motivazioni per decidere i prossimi passi nella tutela dell’associazione e della comunità Lgbti tutta. Siamo e saremo sempre orgogliose del lavoro che i nostri volontari e le nostre volontarie svolgono nelle scuole, così come di quello di tante altre associazioni Lgbti in Italia. Il diritto di critica politica non può mai significare infangare il lavoro altrui”.
In primo grado il giudice aveva stabilito che Pillon dovesse risarcire l’associazione e un attivista in sede civile al pagamento al quale il giudice aveva subordinato la sospensione della pena. Somma già versata dal senatore della Lega che ora – si è appreso dai suoi legali – potrà chiedere indietro. Pillon è stato processato per quanto detto come consigliere nazionale del Forum delle associazioni familiari in tre incontri, tutti avvenuti nel 2014: ad Assisi e Bastia Umbra, a giugno, a San Marino, ad agosto, e ad Ascoli Piceno, a novembre. L’accusa era di aver offeso la reputazione di Omphalos e dei suoi membri “diffondendo notizie non corrispondenti al vero sull’attività di informazione e di prevenzione delle malattie veneree svolte dall’associazione, attribuendole iniziative e messaggi distorti rispetto al loro effettivo contenuto”. “La formula con la quale il senatore Pillon è stato assolto – ha detto all’Ansa l’avvocato Laura Modena – ci fa ritenere che sia stata riconosciuta la tesi che abbiamo sempre sostenuto. Quella cioè che si sia trattato di un legittimo diritto di critica”.