Gli inglesi, specializzati nel sequenziamento, hanno individuato una nuova variante inglese. È stata rilevata in 33 persone e ovviamente gli scienziati vogliono approfondire tutte le caratteristiche. La variante è stata rilevata anche in Danimarca, Stati Uniti e Australia. Le prime sequenze sono dello scorso dicembre, individuate in Gran Bretagna e Nigeria. “La variante B1525 è stata identificata in 33 soggetti ma si pensa sia maggiormente diffusa. Oltre alla mutazione E484 delle varianti brasiliana e sudafricana, ha la mutazione Q677H, sempre sulla spike. Queste due mutazioni preoccupano molto per gli effetti che potrebbero avere sull’efficacia dei vaccini. Si pensa venga dalla Nigeria, ma si sia già diffusa in molti altri paesi” commenta l’immunologa dell’Università di Padova, Antonella Viola, in un post su Facebook.
Anche gli Stati Uniti hanno individuato sette nuove varianti di Sars Cov 2. Il New York Times cita uno studio pubblicato domenica su MedRxiv, quindi ancora non revisionato, in cui i ricercatori hanno ricostruito come hanno individuato in diversi stati e in particolare New Mexico e Lousiana una variante per poi individuare le altre sei con la stessa mutazione. In comune hanno tutte la mutazione in una specifica area genetica. “C’è chiaramente qualcosa che sta succedendo in queste mutazioni” ha spiegato il virologo Jeremy Kamil, ricercatore della Louisiana State University e tra gli autori della ricerca. Gli scienziati ora sono al lavoro per capire se sia proprio questa mutazione a rendere le varianti individuate più contagiose. le nuove varianti sono state scoperte naturalmente durante un lavoro di sequenziamento di campioni. Alla fine di gennaio, ha osservato una mutazione sconosciuta in un certo numero di campioni.
La variante è stata rilevata per la prima volta il 23 ottobre, ma tra il 1 dicembre 2020 e il 19 gennaio 2021 ha cominciato a essere presente con percentuali fino al 27,8% di tutti i genomi sequenziati rispettivamente in Louisiana e New Mexico. La sera della sua scoperta Kamil ha caricato i genomi dei virus in un database online (Gisiad) utilizzato da scienziati di tutto il mondo. La mattina dopo ha ricevuto un’e-mail da Daryl Domman dell’Università del New Mexico. La ricercatrice e i colleghi avevano appena trovato la stessa variante nel loro stato, con la stessa mutazione 677. I loro campioni risalivano a ottobre. Gli scienziati si sono chiesti se il lignaggio che avevano scoperto fosse l’unico ad avere una mutazione 677. Esaminando il database che erano state sequenziate altre sei variante con la stessa mutazione. La scoperta è importante ovviamente perché l’unico modo per arginare il virus è capire come, se e quanto cambia per adattarsi. Secondo i ricercatori queste mutazioni potrebbero conferire “un vantaggio nella diffusione o nella trasmissione” al virus.
Gli Stati Uniti hanno registrato ieri 52.685 nuovi casi di coronavirus e ulteriori 985 decessi legati alla malattia. I nuovi dati portano il bilancio complessivo dei contagi dall’inizio della pandemia a quota 27.692.967 e quello dei morti a quota 486.321. Finora sono state distribuite oltre 70 milioni dosi di vaccini ed quasi 53 milioni sono state somministrate.