Si tratta di quella classificata "B1525". Casi simili sono stati registrati in Gran Bretagna (32), Nigeria, Danimarca e Stati Uniti. L'immunologa Viola: "Mutazioni di questa variante preoccupano per gli effetti che potrebbero avere sull'efficacia dei vaccini"
La variante del coronavirus classificata “B1525” che in queste ore viene ribattezzata come variante “nigeriana” è arrivata in Italia. Lo rende noto la Regione Campania dopo che è stato individuato un caso a Napoli dopo gli esami dell’Istituto Pascale e dell’Università Federico II. “Di questa variante al momento non si conoscono il potere di infezione, né altre sue caratteristiche come accade per molte varianti rare del virus. Si chiama B.1.525, e finora ne sono stati individuati soltanto 32 casi in Gran Bretagna, e pochi casi anche in Nigeria, Danimarca e Stati Uniti. Mai finora in Italia”, si legge nella nota. Le prime sequenze di questa variante sono dello scorso dicembre.
Secondo quanto spiega il comunicato della Regione Campania il contagiato è un professionista di ritorno da un viaggio in Africa che è stato sottoposto a tampone al suo rientro. “La sequenza del campione giunta a noi dal Policlinico Federiciano – spiega Nicola Normanno, ricercatore dell’Istituto dei tumori di Napoli – ci ha subito insospettiti perché non presentava analogie con altri campioni provenienti dalla nostra regione. Dopo un confronto con il gruppo del Reparto Zoonosi Emergenti dell’Istituto Superiore di Sanità abbiamo avuto la conferma che si tratta di una variante descritta finora in un centinaio di casi in alcuni paesi europei ed africani, ma anche negli Stati Uniti. Abbiamo immediatamente depositato la sequenza nel database internazionale GISAID ed avvertito le autorità sanitarie”. Sono infatti immediatamente partite tutte le procedure previste, a cominciare dal tracciamento dei contatti.
Nelle ore scorse l’immunologa dell’università di Padova Antonella Viola aveva spiegato che “oltre alla mutazione E484 delle varianti brasiliana e sudafricana, ha la mutazione Q677H, sempre sulla spike. Queste due mutazioni preoccupano molto per gli effetti che potrebbero avere sull’efficacia dei vaccini”.