Il casus belli risale a una settimana fa, quando in Consiglio comunale a Genova è passata la proposta del centrodestra di istituire un’anagrafe virtuale “antifascista, antinazista, anticomunista” a difesa dei “valori della nostra Costituzione“. Un provvedimento, insomma, che mette sullo stesso piano il nazifascismo e il comunismo. Le forze di maggioranza si sono schierate compatte per il Sì, i cinque consiglieri del Movimento 5 stelle hanno votato No, mentre il Pd ha optato per l’astensione. Una decisione che ha provocato non poco imbarazzo nel partito e che in queste ore è deflagrata: la capogruppo in comune, Cristina Lodi, è stata silurata con l’accusa di non aver trasmesso ai consiglieri il testo dell’ordine del giorno della scorsa seduta. È per questo che i dem avrebbero commesso l’errore di astenersi. Nella notte gli altri consiglieri hanno annunciato, con una nota, di aver eletto Alessandro Terrile come nuovo capogruppo.
“In esito alle riunioni di questi giorni del gruppo del Pd di Genova, abbiamo sollevato questioni politiche e organizzative, e chiesto che si aprisse una riflessione libera e franca sugli errori commessi, sul metodo di lavoro, sui ruoli interni al gruppo, rinviando ogni scelta all’esito di quella discussione – scrivono i quattro consiglieri nel comunicato – preso atto dell’indisponibilità della capogruppo perfino ad avviare tale discussione, la maggioranza del gruppo consiliare ritiene sia necessario un segnale forte e chiaro di risposta in città, nell’aula consiliare e nel partito”. La frattura, in realtà, era già emersa all’inizio della legislatura: la nomina di Lodi a capogruppo era stata vissuta come un’imposizione in nome di equilibri fra mozioni e le divisioni si sono acuite negli ultimi mesi, dopo la vittoria del centrodestra anche alle Regionali.
La vicenda dell’astensione dei dem aveva provocato un terremoto sul territorio. Durissima è stata la reazione dell’Anpi: “Una mozione inaccettabile che va contro la realtà della storia e che dimostra scarsa o nessuna conoscenza della verità dei fatti, un vero sfregio ideologizzante, che è passata con il sì della maggioranza, l’astensione dei sei consiglieri di Pd e Lista Crivello e cinque contrari (M5s)”, si legge in un comunicato di 7 giorni fa. “Ai cancelli di Auschwitz, il 27 gennaio 1945, si presentarono i soldati dell’Armata Rossa: non certo i consiglieri del centrodestra. Ecco perché oggi è stata una brutta giornata per la nostra città e per chi siede nell’aula rossa di Tursi. Un bel ripasso di storia farebbe bene a tutti”. Parole che, unite a quelle del Partito comunista italiano che ha rivendicato il ruolo dei partigiani comunisti nella Resistenza e l’apporto del partito alla stesura della Costituzione, ha spinto il Partito democratico a fare mea culpa: “Il nostro voto di astensione voleva difendere lo strumento dell’anagrafe antifascista, per il quale da subito abbiamo fatto sì che la raccolta firme raggiungesse i genovesi, ma non si è rivelato efficace per ribadire la nostra assoluta contrarietà a qualsiasi equiparazione tra antifascismo e anticomunismo”.