La richiesta dei professori Walter Ricciardi e Andrea Crisanti di procedere ad un nuovo lockdown merita una attenta considerazione: certamente sono presenti nel nostro paese varianti del Sars-Cov-2 molto contagiose e certamente il lockdown funziona tanto meglio quanto più è precoce. D’altra parte il lockdown ha costi economici e sociali elevatissimi, effetti molto parziali e soprattutto soltanto temporanei. Si tratta quindi di pesare con attenzione i costi e i benefici.
Gli stessi promotori della richiesta sono perfettamente consapevoli che il lockdown non ferma l’epidemia: il loro obiettivo dichiarato è ridurre il numero di contagi allo scopo di consentire il tracciamento dei contagi e far seguire al lockdown misure di contenimento più sostenibili. Purtroppo la strategia del tracciamento ha funzionato soltanto in paesi che avevano densità di popolazione basse e condizioni geografiche particolari (isole). Escludo dal conto il paesi nei quali la stampa non è libera, nei quali il successo è dichiarato ma non certo.
I motivi per i quali il tracciamento dei contatti non ha funzionato in nessun paese europeo, asiatico o delle Americhe, sono semplici da spiegare: la malattia è asintomatica nell’85 o 90% dei casi. Consegue che i tamponi, che vengono fatti a chi ha motivo di farli e non a tutta la popolazione (sarebbe impossibile), individuano il 10 o 15% dei portatori; il rimanente deve essere trovato seguendo la catena dei contatti. Far emergere il 90% conoscendo il 10% è una procedura ovviamente soggetta a enormi falle e infatti anche durante la scorsa estate, quando i contagi erano pochissimi per ragioni climatiche e il tracciamento relativamente facile, soltanto nel 50% circa dei diagnosticati si riusciva a ricostruire la catena del contagio; nel rimanente 50% non si trovava il responsabile del contagio, che quindi continuava la sua vita normale e non poteva essere isolato.
Inoltre, una volta trovati i portatori del virus (sani o malati) questi vanno isolati e poiché le strutture sanitarie non li possono accogliere tutti, vanno isolati in casa, con modalità necessariamente approssimative che non sempre impediscono la trasmissione della malattia ai conviventi. E’ quindi certo che il lockdown ha effetti soltanto temporanei e che le misure di tracciamento hanno effetti molto parziali, non necessariamente migliori del semplice uso delle mascherine e del distanziamento sociale.
Il lockdown è una misura estrema che può essere messa in atto se il sistema sanitario collassa; e anche in questa veste ha un grosso problema: dati i suoi costi è ragionevole attuarlo solo se il sistema sanitario è effettivamente al collasso, ma in queste condizioni funziona male perché come già detto è tanto più efficace quanto più è precoce. Al momento la situazione non è di collasso e il costo del lockdown non può essere affrontato per una possibilità. Un lockdown infatti comporta costi economici, fallimenti di imprese, licenziamenti (per ora bloccati, ma fino a quando?), cali di produzione, abbandoni scolastici, diminuzione della qualità di vita: la lista è molto lunga.
Inoltre, vanno considerati gli aspetti sociali del lockdown. Il lavoro di cui la società ha bisogno è comprimibile solo in parte: una quota di lavoratori deve continuare ad esercitare funzioni non svolgibili in modalità telematica e non arrestabili: dalla nettezza urbana alla sanità, dalle funzioni di polizia e giustizia alla produzione e approvvigionamento dei beni di prima necessità. Inoltre i lavoratori impegnati in queste attività hanno bisogno a loro volta di servizi: ad esempio se la scuola chiude hanno bisogno di baby sitter. E’ stimato che circa il 50% dei lavoratori deve continuare a svolgere i suoi compiti in presenza durante qualunque lockdown. Questo non solo diminuisce l’efficacia del lockdown, ma ne fa una misura discriminatoria e ingiusta, nella quale alcune categorie sociali si sentono mandate al macello per proteggerne altre.
Il favore, peraltro calante, col quale il pubblico accoglie le proposte di lockdown è motivato da tre concezioni erronee: la sopravvalutazione degli effetti positivi attesi; la paura, dovuta alla sopravvalutazione della gravità della situazione corrente; la sottovalutazione dei costi. Attualmente l’epidemia procede piuttosto lentamente con indici R prossimi o inferiori ad uno, grazie soprattutto a mascherine e distanziamento sociale, la situazione ospedaliera per quanto delicata è ancora gestibile e le vaccinazioni procedono in modo abbastanza rapido. Si può invece migliorare la protezione mirata degli anziani.
Per contro i costi economici e sociali delle misure adottate finora stanno già creando situazioni esplosive, che dovrebbero costituire la nostra maggiore preoccupazione.