Effetto Draghi sulla politica italiana. Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Swg per La7, trasmesso in tv il 15 febbraio, dopo il giuramento del nuovo governo tutti i principali partiti italiani registrano un calo dei consensi. Guadagnano terreno solo i “piccoli”: Forza Italia arriva al 6,9% (+0,5), Azione di Carlo Calenda è data al 4,3 (+0,3), mentre +Europa ora è al 2,1% e i Verdi segnano un +0,1. Cresce anche Liberi e uguali, di nuovo a quota 4% (in aumento di 0,3 punti rispetto alla settimana precedente), nonostante al suo interno sia spaccato in due: l’anima che afferisce a Mdp è infatti schierata con l’ex capo della Bce, mentre Sinistra italiana è per il No. Non guadagna niente dalla soluzione alla crisi, invece, Italia viva di Matteo Renzi.
Tra i big a perdere voti è soprattutto la Lega: se oggi si andasse alle urne, il partito di Matteo Salvini incasserebbe il 23,5%. È un calo dello 0,5% rispetto alle stime dell’8 febbraio, cioè quando l’ex capo della Bce non aveva ancora sciolto la riserva sull’incarico affidatogli dal presidente della Repubblica. Nel centrodestra perde terreno anche per Fratelli d’Italia, ma per motivi opposti: il partito guidato da Giorgia Meloni, schierato per il No alla fiducia al nuovo esecutivo, passa dal 16,5 al 16,2%. Nel campo dei giallorossi il calo maggiore riguarda il Movimento 5 stelle (-0,4), ancora in fibrillazione per le divisioni post-voto su Rousseau, ora dato al 15,4%. Più contenuta la perdita di consenso del Pd: il partito di Nicola Zingaretti scende al 18,8 (-0,2%).
Per capire i motivi di questi cali basta guardare all’opinione che ciascun elettorato ha del neonato governo. L’istituto di sondaggi Swg ha infatti posto questa domanda agli intervistati: “Secondo lei il suo partito ha fatto bene a garantire il sostegno al governo Draghi?”. In casa Nazareno è quasi un plebiscito: il 91% degli elettori dem è favorevole, il 6% contrario e solo il 3 non sta rispondere. Leggermente meno ampio il divario nel Carroccio, dove è per il Sì il 73% dei sostenitori. I numeri si riducono ancora di più tra la base del Movimento 5 stelle, anche se l’ok a Draghi resta nettamente in vantaggio: il 63% è d’accordo sull’appoggio assicurato all’ex capo Bce, il 27% si dice contrario mentre il 10% preferisce non esprimersi. La vera spaccatura è dentro il partito di Giorgia Meloni: se il 48% degli elettori è favorevole alla linea anti-governista della leader, il 39% avrebbe preferito la decisione opposta. Il 13% non risponde alla domanda.