Caro Beppe Grillo,
ho esitato molto prima di scriverti, e alla fine ho deciso perché la stima per quello che hai fatto negli anni non viene meno in questo momento difficile per il Movimento; l’opinione favorevole però e l’apprezzamento non mi impediscono – anzi mi stimolano – di toccare temi dolorosi sui quali, spero, vorrai riflettere. Riassumo alcuni dati.
All’inizio tutto andò bene. Come sempre. C’erano mal di pancia nel Movimento, hai ascoltato i ragazzi, li hai placati e hai comunicato a Mario Draghi il sì al governo. Ostentavi certezze. Oggi non puoi non essere attraversato dalla tempesta del dubbio, e angosciato da qualche domanda: “Sono stato io a credere nella bufala del Ministero della Transizione Ecologica? Brunetta-Gelmini-Carfagna accomodati nel Consiglio dei ministri. Sono stato io a permetterlo?”. Domande minime, Beppe, che non puoi eludere. Il Caimano mente e ringrazia Draghi “per aver scelto in autonomia i ministri”. Non è vero: questo terzetto formidabile l’ha scelto lui. E tu hai approvato. Come hai potuto?
Hai visto uscire di scena Giuseppe Conte, persona lucida e perbene, tra gli applausi, dopo aver onorato il suo incarico, con scelte dure, in ore difficili, combattendo la pandemia, le bufale dei giornaloni, le trappole di Renzi nemico infido nella/della maggioranza. Potevi impedirlo non cedendo (subito) al supertecnico. Bonafede è deriso sui giornali del Caimano che si burlano della sua idea di giustizia, che era tua/del Movimento: ne costituiva l’essenza. Come hai fatto a non capire che cedere su Alfonso Bonafede, abbandonarlo come cosa inutile, implicasse la condanna della tua stessa storia.
Di più: hai scritto nel tuo blog quel fottuto e irritante aut aut “o di qua, o di là”. Non ne hai azzeccata una (Cercasi Grillo è il film di queste ore) e le vere leve del governo, oggi, sono in mano ai tecnici che contestavi sapendo a quali poteri risponde la tecnica sganciata dalla politica. Il potere di Draghi, in un governo in cui il Movimento non conta un c**o (ora lo vedi) è troppo grande e può diventar pericoloso. Come frenarlo se i 209 miliardi prenderanno una strada che non piace? E’ un guaio.
Ho in mano L’Espresso, che ha appena pubblicato un piccolo libro di Umberto Eco: Costruire il nemico. E’ ciò che hanno fatto coi 5Stelle: li hanno ostracizzati come nemici, offesi, e alla fine inghiottiti. Anche il Movimento fu in ostilità con molti, ma ora? “Avere un nemico – scrive Eco – è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, quando il nemico non ci sia, occorre costruirlo”. Bene. I 5Stelle avevano nemici (e quindi un’identità): erano quanti volevano/vogliono l’impunità e la chiamano giustizia; gli evasori fiscali che rubano alla Collettività; i corrotti, i collusi con la mafia; gli spergiuri e i demagoghi che nascondono indicibili complicità. Ecco, questi nemici non ci sono più, perché, con molti di loro, ora, siete alleati. Bel risultato.
E poi, lasciamelo dire, come sopporti le prese per il culo per aver mantenuto il Ministero degli Esteri, mentre, è chiaro, i contatti col mondo li terrà Draghi? Emerge dalla gioia del Giornale il danno: “Fine dei dilettanti”, titola. Come uscirne? Un tempo avresti ironizzato su te stesso (magari in Tv: Te lo do io Draghi), liberandoti da un peso. Chiudo. Invitandoti a riprendere il dialogo con Di Battista, Lezzi, Morra… che hanno visto i tuoi errori: è un gesto d’umiltà. E d’intelligenza, che s’esprime in forma alta con l’autocritica. Ammettilo, l’hai detta grossa (“Mi aspettavo il banchiere di Dio, invece Draghi è un grillino”). Una frase da non inserire nella nuova edizione di Tutto il Grillo che conta.
Nell’immediato non vedo altre possibilità: a) chi non ce la fa a votare il governo si astenga; b) giudicate atto dopo atto tutte le scelte di Draghi; c) quando “i migliori” la fanno fuori del vaso, votate contro. Urge non perdere la dignità, e non provocare la scissione dei 5Stelle. Ripartite da qui, costruendo una forte coalizione politica con Leu e Pd: non c’è altra scelta, per recuperare l’orgoglio di un Movimento oggi in frantumi.