Un’altra presunta vittima di stupro da parte di Alberto Genovese si è confessata a Le Iene. Il servizio di Stefano Corti inizia in maniera un po’ confusa con stralci di confessioni di ragazze che hanno denunciato lo stupro agli inquirenti milanesi, poi raccoglie la “dritta” di Kristina, una ragazza di origine russa che venne invitata da un “modellaro” nell’attico di Genovese nel centro di Milano per andare in piscina e che poi seguì le feste sia a Terrazza Sentimento che nella villa di Ibiza di Genovese per diversi mesi. La ragazza spiega che la prima volta ha rifiutato le avances dell’uomo e se n’è andata, poi è tornata nel “giro”: “Nel 2018, a fine giugno inizio luglio, abbiamo preso il suo jet privato”, ha ricordato Kristina. “Eravamo quattro ragazze, un modellaro e Genovese. Il modellaro era quello che aveva portato le tre ragazze: due lituane e una russa”. All’arrivo il gruppo va a ballare all’Amnesia poi torna in villa verso l’alba e via di piscina. “A un certo punto questa ragazza lituana mi ha chiesto ‘ma chi è che paga tutto?’. Io ho indicato Genovese e poco dopo lei scompare con lui in camera sua”.
Dal racconto di Kristina, nessuno si è accorto dove fosse la lituana, ovvero chiusa in camera di Genovese. Tanto che le altre ragazze partono per Formentera. Al loro ritorno, quindi dopo tre giorni, la ragazza lituana esce dalla porta della camera da letto in condizioni disumane. “Non ho mai visto una cosa del genere” – ha spiegato Kristina – “abbiamo iniziato a scuoterla, l’abbiamo sciacquata, camminava a gambe divaricate. Appena si è un po’ ripresa abbiamo detto che le serviva l’ambulanza, ma lei ha detto che non voleva. Non ha mai più parlato, neanche una parola, zero”. A questo punto Le Iene provano a cercare la ragazza lituana attraverso Kristina e vanno perfino in Lituania assumendo una traduttrice. Dopo molte telefonate la ragazza lituana decide di rispondere alla videochiamata e di registrare la sua confessione.
“Quella notte Alberto mi disse di andare nella sua stanza. Io gli ho detto ‘no, non voglio’, perché davvero non mi piaceva. Poi lui mi ha come spinta, ma in modo gentile. Dopo siamo stati insieme in quella camera. C’era un piatto con tantissima cocaina. Io non volevo usarla e lui mi voleva convincere. Si stava arrabbiando con me e ho pensato: ‘se non lo faccio mi dà un pugno’. Ero molto spaventata perché mi guardava con gli occhi sbarrati. Dopo mi voleva costringere a fargli del sesso orale. Io non riuscivo nemmeno a respirare quando mi ha costretto a mettere il suo… immagina cosa. E gli dicevo ‘basta, basta, basta’, ma non si fermava. A quel punto lui si scusa diverse volte. Ma io ero così arrabbiata che gli ho detto: sono quasi morta con te stasera. Come hai potuto farmi questo?”. Secondo il racconto della ragazza lituana Genovese avrebbe preso una pausa poi ha pippato altra coca, infine sarebbe tornato alla carica. “Ho provato a respirare, ma non avevo le forze nemmeno di scendere dal letto”. Le ultime parole della testimone sono legate al ritorno immediato a Milano per poi raggiungere un ospedale. “È stato così imbarazzante, mi sentivo la sola colpevole – ha concluso la ragazza lituana – perché avevo fatto quella cosa, perché ero andata con lui in camera”.