Nella prassi del giornalismo politico, il retroscena è la descrizione dei risvolti nascosti, spesso inconfessabili, che – come dice il termine – si trovano celati dietro alle dichiarazioni o alle azioni di scena dei politici. Si tratta dei “reali” motivi che animano i comportamenti delle figure istituzionali o elettive, a prescindere dalle ragioni ideologiche o ideali che loro adducono. Per fare un esempio internazionale, alcuni hanno affermato che Boris Johnson abbia cavalcato la Brexit, non perché credesse realmente alla bontà di questa scelta, ma in quanto strumento per scalzare il suo rivale David Cameron e promuovere la sua ascesa al potere.
A volte i retroscena si soffermano sui particolari per dedurre trame o risvolti nascosti. Se Melania non offre la mano a Trump, ecco che i “retroscenisti” parlano di un divorzio imminente o di dissapori nella coppia. In certi casi i retroscena vengono utilizzati per la battaglia politica: affermare che anche la moglie non lo appoggia è un modo per screditare Trump. Compaiono a questo punto i retroscena dei retroscena. Non si tratta di un gioco di parole, ma di una realtà per la quale qualcuno ha affermato che, per screditare il presidente, si era enfatizzato ad arte un semplice gesto della moglie, che nulla aveva a che vedere con la loro reale situazione di coppia. Capite a questo punto che, se qualcuno fosse realmente interessato alla situazione della ex coppia presidenziale, non ci capirebbe granché.
Anche in Italia, a mio avviso purtroppo, i retroscena si sprecano, per cui emergono prepotentemente i retroscena dei retroscena per poi arrivare, in un gioco degli specchi potenzialmente infinito, ad ulteriori cervellotici retroscena di tutto questo coacervo di congetture. Proprio il termine congettura viene in nostro aiuto a chiarire che si tratta non di “realtà” ma di mere ipotesi o interpretazioni che l’addetto definito “retroscenista” scodella ad ogni piè sospinto. Forse perché siamo la patria di Machiavelli noi italiani non crediamo mai a quello che un politico afferma, ma pensiamo subito: cosa ci sarà dietro? dove vuole andare a parare? quali inconfessabili interessi sono alla base di questa scelta?
In questa strana crisi di governo pare che nessuno abbia creduto a Renzi che affermava: “Ritiro la delegazione al governo perché non siamo d’accordo sul Recovery plan e sul piano vaccini”. Tutti hanno pensato e subito scritto che si trattava di antipatie, di problemi di carattere o di strategie di posizionamento per attaccare gli altri partiti. Ora nessuno pare credere a Giuseppe Conte che appoggia Draghi, ma tutti pensano che lo faccia strumentalmente, nella segreta speranza che fallisca. Ancor meno si ritiene in buona fede Matteo Salvini in questo appoggio al nuovo governo, ma si pensa che lo faccia per posizionarsi, rispetto alle cancellerie europee o per mettere in difficoltà gli altri partiti che devono fare un governo assieme a lui, dopo averlo attaccato.
Insomma, nessuno crede più a nessuno. E’ vero che in queste ultime legislature complice la “non vittoria” di Bersani e lo stallo di tre coalizioni nel 2018 è successo che tutti i “mai con questo o mai con quello” sbandierati prima delle elezioni sono naufragati. Ma questa mancanza di fiducia può divenire un problema psicologicamente esplosivo. Come faremo a fare una scelta nel 2023, se non riusciamo più a credere a nessuno? Semplice, ognuno di noi voterà contro qualcuno. Insomma voteremo per chi ci pare il peggior avversario di quello che odiamo maggiormente.
Forse per questo motivo Mario Draghi ha così tanto appeal nell’opinione pubblica. Rappresenta con il suo “non essere” più che con il suo essere. Non è un politico di professione, non è un personaggio mediatico, presente a sere alterne nel talk show, non è un ridanciano che pur di fare una battuta mette a nudo se stesso, non compare sui social ma, al contrario, appare sobrio e chiuso. Non ha mai affermato con sicumera che avrebbe fatto questo o quello.
Tornando al problema dei retroscena credo che dovremmo tutti darci una calmata, se abbiamo a cuore le sorti del nostro paese. Occorrerebbe invitare i politici a parlare meno e evitare di affermare: “o così o morte”, “mai questo e mai quello”. Da parte loro sarebbe opportuna una maggiore sobrietà nei comportamenti pubblici e nel linguaggio. Le frasi volgari avvicinano certamente al popolo, ma poi si ritorcono nel determinare l’idea che anche il politico agisca per bassi fini: la cadegra, i soldi, i vantaggi personali. I “retroscenisti” fanno il loro mestiere, ma almeno dovrebbero tentare di esimersi dal descrivere tutto come “merda”, avidità, lussuria e degrado morale. Se io descrivo due fidanzati innamorati come una coppia in cui lui vuole solo scoparla e lei mira ai suoi soldi, non posso poi pensare che le relazioni sentimentali durino a lungo. L’essere umano è complesso per cui accanto a spinte ideali e convinzioni albergano, nella stessa persona, interessi sordidi. Mettere l’accento solo su questi ultimi squalifica, potenzialmente, ogni uomo che come afferma la Bibbia è fatto di fango mischiato al soffio di Dio.
Se descrivo i politici solo “nella loro parte di fango” quindi come degli arraffoni incompetenti e lussuriosi che cercano solo di fregare il prossimo, come posso pensare che i cittadini lavorino e si adoperino a tutti i livelli per il bene pubblico dello Stato?