Il grafene è il futuro dell’informatica, questo lo abbiamo sentito spesso negli ultimi anni e le varie scoperte legate a questo materiale unico nel suo genere lo stanno confermando giorno dopo giorno. Una nuova ricerca ad esempio sostiene che questo materiale, se piegato in un certo modo, può funzionare come un transistor e questo permetterebbe di aumentare considerevolmente la densità di questi componenti nei chip elettronici. Per farla breve, i vostri PC e smartphone potrebbero diventare incredibilmente più potenti!
Una nuova ricerca dell’Università del Sussex sembra indicare come un cambiamento nella struttura dei nanomateriali possa sbloccare le loro proprietà elettroniche, in pratica trasformando questi materiali in transistor veri e propri. Piegare il grafene per donargli particolari strutture in stile origami, almeno questo è quanto si crede, potrebbe permette la realizzazione di chip elettronici dalle dimensioni di un ordine di grandezza 100 volte più piccolo di quelli che conosciamo, permettendo un aumento considerevole della densità di transistor e quindi di potenza.
Il grafene, per chi non lo sapesse, è un materiale che ha attirato l’attenzione dei ricercatori negli ultimi anni per via di alcune peculiarità. Per cominciare, il grafene non è nient’altro che uno strato di Carbonio dallo spessore di un singolo atomo, cosa che rende questo nanomateriale praticamente bidimensionale. Un’altra proprietà del grafene è quella di essere incredibilmente resistente.
“Stiamo creando meccanicamente delle pieghe in uno strato di grafene. È un po’ come un nano-origami”, ha spiegato Alan Dalton, professore di scienze matematiche e fisiche dell’Università del Sussex. “Questo tipo di tecnologia – la straintronica che usa i nanomateriali in opposizione all’elettronica – permette di creare lo spazio per più chip all’interno di qualsiasi dispositivo. Tutto quello che vogliamo fare con i computer – per velocizzarli – può essere fatto stropicciando il grafene in questo modo”.
I risultati probabilmente faranno molto discutere in un’industria pressata dalla legge di Moore, la quale sostiene che il numero di transistor su un microchip raddoppia ogni due anni, in risposta alla crescente domanda di servizi informatici più veloci. Il problema è che gli ingegneri stanno faticando a trovare il modo di inserire molta più potenza di elaborazione in piccoli chip, con un conseguente grosso problema per l’industria tradizionale dei semiconduttori. Ma ora, un minuscolo transistor basato sul grafene potrebbe aiutare significativamente a superare questi ostacoli.