Crollo doloso, disastro, falso ideologico, attentato alla sicurezza dei trasporti. Ma anche inadempimento di contratti di pubbliche forniture e falso in documenti informatici. Sono i capi d’accusa citati nell’avviso di proroga indagini recapitato alle 21 persone – dirigenti e manager di Autostrade per l’Italia e della controllata per le manutenzioni Spea – indagati nel procedimento della procura di Genova sui tunnel autostradali fuorilegge, nato dopo il crollo di un blocco di cemento da 2,5 tonnellate dal soffitto della galleria Berté, sull’A26 Genova-Gravellona Toce, il 30 dicembre 2019. I pm Stefano Puppo e Daniela Pischetola, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto, hanno chiesto e ottenuto dal gip altri sei mesi per svolgere “accertamenti investigativi di non immediata conclusione”, in particolare “i sopralluoghi, l’audizione di persone informate e l’analisi della documentazione acquisita”, nonché ulteriori possibili atti d’indagine “anche di natura tecnica”. L’iscrizione dei primi indagati risale al 23 giugno 2020, pertanto il termine – in scadenza il 22 gennaio – è stato esteso al 22 giugno prossimo.

La principale novità contenuta nel documento è la contestazione dell’inadempimento di contratti di pubbliche forniture – reato previsto dall’articolo 355 del codice penale e punito con la reclusione da sei mesi a tre anni – nei confronti di nove indagati: l’ex ad di Aspi e Atlantia Giovanni Castellucci, l’ex direttore centrale operazioni Paolo Berti, l’ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli (e il suo vice Mario Bergamo), il passato e l’attuale direttore di tronco di Genova (Stefano Marigliani e Mirko Nanni), e i dirigenti Sandro Fusari, Mauro Moretti e Matteo De Santis.

La procura li accusa di non aver adeguato 40 gallerie liguri a una direttiva europea vecchia di ormai 15 anni, la 54/2005, che impone – per quelle più lunghe di 500 metri – la presenza di sistemi di sicurezza corsie di emergenza, camere a tenuta stagna, erogazione idrica, videosorveglianza e colonnine di Sos. Un inadempimento che in realtà riguarda tutta Italia: a fine 2019 il Consiglio superiore dei lavori pubblici diffidava Aspi a mettere “immediatamente” a norma ben 104 tunnel su tutto il territorio nazionale, minacciando sanzioni economiche per la verità esigue (fino a 150mila euro).

Secondo i pm di Genova, proprio quel mancato adeguamento configura violazione dell’accordo tra la concessionaria e lo stato, da cui la nuova contestazione agli ex vertici. Da parte sua, Aspi fa sapere di avere avviato, a partire dal 2019, “un percorso di radicale riforma degli standard di controllo, manutenzione e adeguamento di tutte le componenti della rete autostradale. Per quanto riguarda le gallerie, dalle prime settimane del 2020 sono stati completamente innovati i protocolli e le modalità di controllo e manutenzione di tutte le 587 gallerie della rete, di cui 285 situate in Liguria”. L’altra accusa inedita è quella di falso in documento informatico pubblico (art. 491 bis c.p.) per i 12 tecnici e manager di Spea, la controllata del gruppo Atlantia che si occupa della manutenzione infrastrutturale, tra cui l’ex ad Antonino Galatà. L’ipotesi di reato, parallela a quella di falso in atto pubblico (e punita allo stesso modo), deriva dal semplice fatto che a partire dal 2016 i presunti falsi report sulla sicurezza delle gallerie venivano compilati in via telematica (e non più in cartaceo). Tra le 21 posizioni, la più difficile è quella dell’attuale direttore del 1° tronco autostradale, Mirko Nanni, anche lui accusato di inadempimento in pubbliche forniture e omissione d’atti d’ufficio (per non aver svolto le ispezioni trimestrali obbligatorie), oltre che di attentato alla sicurezza dei trasporti e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro per il crollo della galleria Bertè. Aspi fa sapere che Nanni “ha prestato e continuerà a prestare la massima collaborazione alle indagini in corso per chiarire la propria posizione rispetto al proprio operato”.

Intanto la procura di Genova ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando il reato di crollo colposo in merito all’ammaloramento di quattro viadotti (due in A7, uno in A26 e l’altro in A10).

Aggiornato da redazione web alle 14.30 del 19 febbraio 2021

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