di Alberto Siculella
Caro Professor Draghi, le auguro buon lavoro, “per il bene del Paese”.
Mi permetta però di non fidarmi di lei, e delle sue parole.
E le spiego il perché.
Nel suo a mio avviso imbarazzante discorso al Senato ha tentato di tenere tutto insieme, senza alcuna coerenza, in linea con la maggioranza che la sostiene: atlantismo con la via della seta, europeismo con sovranismo, cattolicesimo e laicità.
Nel suo discorso tre passaggi mi hanno colpito.
– “Ci dobbiamo chiedere se abbiamo fatto abbastanza per le future generazioni”.
Sì, avete fatto anche troppo. In 30 anni avete avallato, sostenuto, attuato politiche di puro neoliberismo, devastando la classe media, schiacciata da super ricchi e attratta dal baratro del finanziamento facile, della ricchezza per tutti, al costo per pochi. Avete reso l’economia un esercizio dell’alta finanza, reso possibile la tragica commistione tra banche commerciali e banche d’affari. E lei era sempre dietro le quinte, a tirar le fila.
– “Sarebbe un errore proteggere tutte le attività economiche”.
Non è giusto o sbagliato, è semplicemente il dovere dello Stato. Chi paga le tasse, chi contribuisce allo sviluppo offrendo occupazione, chi è stato dilaniato da questa pandemia, obbligato (responsabilmente) alla chiusura, ha il diritto di essere protetto. Sarà il libero mercato poi a premiare o punire la tipologia di business. Si impegni a snellire burocrazie, ad utilizzare i 30 miliardi di euro (ultimo scostamento) con il decreto ristori 5. Si preoccupi di proteggere, si occupi di garantire alternative di sviluppo. Si impegni a guidare la crescita, non a scegliere chi dovrà soccombere.
– “Mezzogiorno e parità di genere, obiettivo imprescindibile”
Il suo governo è l’espressione più alta del settentrionalismo e del maschilismo.
Il 70% dei ministri è del Nord.
Il 65% dei ministri è uomo.
E questo è il minore dei mali, ma rappresenta perfettamente la retorica ipocrita di questo Paese.
Caro Presidente, questo non è il “governo del Paese” questo è il governo di Comunione e Liberazione , di qualche tecnico, di qualche politico, di centrodestra ma anche di centrosinistra, un po’ di tutto, tanto di niente.
Caro Presidente, le auguro buon lavoro, con speranza ma senza fiducia, per quello che lei rappresenta, per quello che lei ha fatto.