Il ruolo nella diffusione del Covid19 tramite aerosol – particelle sotto il micron di grandezza – è stato sottovalutato ad inizio pandemia, e lo è purtroppo ancora oggi. È stato pubblicato uno studio sull’epidemia scoppiata a fine gennaio 2020 a bordo della nave da crociera Diamond Princess, dove su 3.711 persone imbarcate circa 770 si infettarono. I ricercatori sono giunti alla conclusione che oltre la metà dei contagi sulla nave furono causati dalla trasmissione airborne, ovvero tramite aerosol, a seguito sia di contatti ravvicinati che a distanza. Quindi non solo i classici droplet (goccioline di saliva che posso arrivare a 5 micron e sono estremamente più grandi rispetto all’aerosol.
L’agenzia federale americana per la tutela della Salute (Cdc, Centers for disease control and prevention) ha pubblicato, da qualche giorno, nuovi dati che dimostrano come l’utilizzo delle mascherine possa ridurre significativamente la trasmissione del virus, sino a oltre il 95%, ma solo se correttamente indossate. Le mascherine ffp2 sono ottimali, ma anche la maschera chirurgica se strettamente annodata intorno alle orecchie, o meglio una doppia maschera, chirurgica e di stoffa. Per comprendere meglio queste ultime pubblicazioni abbiamo rivolto alcune domande ad Antonio Cassone, già direttore di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, e membro dell’American Academy of Microbiology.
Una ricerca sull’epidemia scoppiata a gennaio 2020 sulla nave da crociera Diamond Princess è giunta alla conclusione che più del 50% dei circa 770 contagi avvenuti a bordo fu causato dalla trasmissione tramite aerosol. Abbiamo sottovalutato il ruolo dell’aerosol (primario e secondario) finora?
Sì, all’inizio della pandemia. Non è ancora chiaro quanta parte dei contagi sono dovuti all’aerosol, in relazione alle diverse situazioni epidemiologiche, e quanta alla trasmissione diretta tramite droplet. Adesso abbiamo evidenza scientifica dell’importanza degli aerosol nella trasmissione del virus e della sua distinzione dai droplet salivari, cioè le particelle di maggiori dimensioni e più pesanti.
L’aerosol (nebbia salivare) è molto più piccolo dei droplet (goccioline saliva). Infatti, l’aerosol va da 1 micron in giù, mentre le mascherine chirurgiche bloccano le particelle sospese ma solo da 2 micron in su. Le maschere in tessuto bloccano ancora meno. Quindi questo tipo di maschere potrebbero non filtrare il virus (che è grande 0,12 micron)?
Qui il problema è più complicato delle semplici dimensioni delle particelle e della capacità di filtraggio delle mascherine perché conta molto anche l’aderenza delle stesse al viso, come si indossano, nonché l’aggregazione delle particelle stesse. È vero che la singola particella del coronavirus è grande attorno ai 120-150 nanometri ma nella submicrometrica particella dell’aerosol i virus non fluttuano singolarmente ma spesso in clusters (gruppo) che quindi hanno maggiori dimensioni. In ogni caso è evidente che le mascherine FFP2 od N95 secondo la denominazione americana sono preferibili a quelle chirurgiche anche in comunità.
L’aerosol “secondario”, ovvero quello indiretto, che si rialza dalle superfici, dopo la sua caduta, può essere un problema? Mi spiego, la saliva nebulizzata (che veicola il virus) cade e si deposita su una certa superficie, dopo, quando la saliva si essicca, il virus (molto leggero) potrebbe essere libero di rialzarsi a mezz’aria con le correnti d’aria?
È stato dimostrato che in effetti un aerosol secondario può formarsi per sollevamento in un locale con aria condizionata. Se si forma entro pochi minuti dalla caduta dell’aerosol primario è pensabile che possa essere inalato ed infettare. Attualmente non ci sono dati corposi che dimostrino quanto questo meccanismo sia rilevante nella trasmissione del virus rispetto all’infezione da droplet e da aerosol primario.
Quali sono i luoghi dove l’aerosol può esporci più a rischio?
Si tratta di una nuvoletta sospesa in aria quindi i luoghi che ci espongono a maggior rischio sono quelli chiusi e non ventilati, dove la nuvoletta può più a lungo persistere. In piena aria all’aperto, l’aerosol è assai meno pericoloso.