Secondo i dati dell'Osservatorio Inps sul precariato tengono invece i contratti a tempo indeterminato, tutelati dal blocco dei licenziamenti. Preoccupante l'andamento del solo mese di novembre con un saldo negativo per tutte le tipologie contrattuali
Si chiudono con quasi 300mila posti di lavoro in meno i primi 11 mesi del 2020. Nel complesso le assunzioni del settore privato, con varie tipologie di contratto, sono state 4 milioni e 755mila con una flessione del 30% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le cessazioni sono state invece 5 milioni e 51 mila anche queste in diminuzione ma del 20% grazie al blocco dei licenziamenti. Il rallentamento della produzione si è così scaricato sui contratti precari. Lo comunica l’Inps nell’Osservatorio sul precariato.
Crollano in particolare i contratti a termine e quelli stagionali su cui non ha effetto lo scudo del blocco. I contratti a tempo determinato sono stati 264mila in meno rispetto al periodo gennaio- novembre del 2019, i rapporti stagionali quasi 122mila in meno. Bilancio in negativo di 80mila contratti anche per le somministrazioni e di quasi 77mila unità per i contratti intermittenti. Viceversa sale il numero di contratti a tempo indeterminato con un saldo positivo tra cessazioni e nuovi rapporti di 446mila unità. Le cessazioni sono state 1 milione 204mila i nuovi contratti 922mila a cui si sommano però 460mila trasformazioni di rapporti a termine in “posti fissi”.
La flessione dei posti di lavoro è stata particolarmente marcata nel mese di aprile (- 83%) e si è via via attenuata scendendo a ottobre sotto il 20%. A novembre, con l’adozione di nuove misure restrittive nazionali e regionali, si è registrato un nuovo aumento della contrazione (-26%). Particolarmente negativi i dati di novembre, ultimo mese incluso nella rilevazione. Il saldo tra cessazioni e assunzioni è negativo per 23 mila unità, con flessioni che hanno riguardato tutte le tipologie contrattuali