Espulsioni, malumori, scontri sulla leadership. Nel Movimento 5 stelle, alla vigilia del voto di fiducia a Mario Draghi a Montecitorio, la tensione è molto alta. Ieri sera è arrivato il primo Sì al nuovo esecutivo, ma 15 senatori hanno deciso di votare contro senza rispettare l’indicazione degli iscritti. Uno strappo annunciato, ma che preoccupa i vertici, soprattutto in vista del voto alla Camera dove i numeri potrebbero essere simili (si parla di una forbice di 15-30 deputati che sarebbero pronti a seguire i dissidenti). Anche per questo, già di prima mattina, il capo politico reggente Vito Crimi ha ufficializzato l’espulsione dei quindici (tra cui anche Nicola Morra e Barbara Lezzi) e chiesto ulteriori verifiche sui sei che ieri erano assenti per capire se fossero giustificati o meno.
Ma nonostante i terremoti all’interno, i vertici sono compatti nel difendere la scelta di sostenere l’esecutivo Draghi. Tanto che il fondatore Beppe Grillo, primo promotore del dialogo con l’ex presidente della Bce, ha fatto due uscite pubbliche per ribadire che la linea non è cambiata: ha prima rilanciato un post della senatrice Patty L’Abbate che parla di “unità e patto verde come l’unica strada“; poi ha scritto di suo pugno un messaggio invocando “perseveranza alla Camera” perché “i grillini non sono più marziani”. Al momento però, non è bastato a mettere a tacere i malumori di chi è stato cacciato. La più agguerrita rimane la senatrice Barbara Lezzi che, forte di una vicinanza con Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista, ha replicato dicendo che non è stata espulsa. Anzi ha rilanciato: “Mi candido al comitato direttivo”. Un’ipotesi che però, fanno sapere dai vertici, è impraticabile. Intanto però, l’ex deputato, l’unico in grado di radunare e compattare un buon numero di persone, ha annunciato una diretta su Instagram per sabato prossimo: “Ci sono cose da dire. Scelte politiche da difendere. Domande a cui rispondere ed una sana e robusta opposizione da costruire. Ci vediamo sabato alle 18.00 con #DiBattistaLive su Instagram. Coraggio!”.
A preoccupare per la tenuta del Movimento, non c’è solo il voto di fiducia, ma anche la partita per la leadership. Solo ieri infatti, gli iscritti hanno dato il via libera alla modifica dello Statuto e quindi all’abolizione del ruolo di capo politico. Un voto che secondo Lezzi (e Casaleggio) avrebbe dovuto essere applicato immediatamente, procedendo all’elezione dei 5. E solo l’intervento di Beppe Grillo, arrivato ieri in serata, ha frenato la corsa: è un momento troppo delicato per procedere al rinnovo della leadership, per ora resta Crimi.
Decisivo per la tenuta del gruppo ora, sarà capire cosa succederà appunto a Montecitorio. I primi a venire allo scoperto e ufficializzare il loro No sono stati due dissidenti già noti: “Un proverbio russo dice che sarebbe stolto chi volesse spaventare un porcospino mostrandogli le proprie natiche nude”, ha scritto su Facebook il deputato M5S, Pino Cabras. Stessa linea confermata anche dal collega Francesco Forciniti: “Stasera il mio No a questo governo sarà netto, convinto e consapevole. Oltre ogni minaccia, oltre ogni pressione, oltre ogni possibile conseguenza personale alla quale potrei andare incontro”.
Due interventi di Grillo in poche ore – Il primo segnale arrivato da Grillo è stato, di nuovo, sull’ambiente. Il fondatore e garante del Movimento lo ha ripetuto a più riprese dall’inizio delle trattative: avanti sull’ambiente, a qualsiasi costo. Quindi, di fatto, anche a costo di andare al governo con l’eterno nemico Silvio Berlusconi. Molto significativo il post della senatrice Patty L’Abbate che Grillo ha scelto di ripubblicare sul suo blog. Nel testo si parla della “transizione ecologica” e del patto verde. Quello stesso patto verde, sul quale Beppe Grillo ha vincolato le trattative per far nascere il nuovo esecutivo. “Siamo nell’era della resilienza, dell’antropocene, e dobbiamo necessariamente effettuare un salto quantico, passare da un regime di equilibrio (che realmente non lo è più) a un altro e l’unità, il patto verde, è l’unica strada“, scrive la senatrice, rilanciata da Grillo.
Poche ore dopo, nel pieno dello scontro tra Crimi e il gruppo di dissidenti, Grillo ha deciso di scrivere personalmente un post sul suo blog. “Oggi, alle 21,55 la sonda Perseverance atterrerà su Marte“, ha scritto in riferimento alle notizie di cronaca di queste ore. “Alla stessa ora, la Perseveranza atterrerà su un altro Pianeta. La Terra. Più precisamente alla Camera dei deputati. I Grillini non sono più marziani. I Grillini non sono più marziani“.
L’annuncio di Vito Crimi – La linea dura delle espulsioni è stata messa in pratica immediatamente, già in mattinata, dallo stesso Vito Crimi. Che sul suo profilo Facebook ha annunciato: “I 15 senatori che hanno votato No alla fiducia saranno espulsi. Ieri al Senato il M5s ha votato Sì. Non lo ha fatto a cuor leggero, è evidente. Ma lo ha fatto con coerenza, nel rispetto dell’orientamento emerso in seguito all’ultima consultazione, dove la maggioranza dei nostri iscritti si è espressa a favore. E lo ha fatto con coraggio, assumendosi la responsabilità di una scelta che non guarda all’interesse esclusivo del Movimento o al facile consenso, bensì agli interessi di tutti i cittadini italiani e della nostra comunità nazionale. Quello di chi ha votato sì è un voto unitario, una responsabilità collettiva, non del singolo”.
Continua Crimi: “I compromessi con sé stessi, con i propri credo, convinzioni e valori, sono quelli più difficili. Riuscire ad affrontarli e sostenerli per il bene di un Paese che sta vivendo il momento più difficile della sua storia recente non è una sconfitta, è un valore aggiunto in termini di etica e dignità. I 15 senatori che hanno votato no sono venuti meno all’impegno del portavoce del Movimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti”, si legge ancora nel post del capo politico ad interim. “Tra l’altro, il voto sul nascente governo non è un voto come un altro. È il voto dal quale prendono forma la maggioranza che sostiene l’esecutivo e l’opposizione. Ed ora i 15 senatori che hanno votato no si collocano, nei fatti, all’opposizione”. E proprio per questo motivo, scrive Crimi, “non potranno più far parte del gruppo parlamentare del MoVimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo. Sono consapevole che questa decisione non piacerà a qualcuno, ma se si pretende rispetto per chi la pensa diversamente, lo stesso rispetto si deve a chi mette da parte le proprie posizioni personali e contribuisce al lavoro di un gruppo che non ha altro obiettivo che quello di servire i cittadini e il Paese”.
Chi ha votato contro – Ieri tra i 40 voti contrari al governo Draghi, 15 sono arrivati da senatori del M5s. Voti che arrivano anche da alcuni big come l’ex ministra per il Sud, Barbara Lezzi, e il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra. A loro si sono uniti Rosa Abate, Luisa Angrisani, Margherita Corrado, Mattia Crucioli, Fabio De Micco, Silvana Giannuzzi, Bianca Laura Granato, Virginia La Mura, Elio Lannutti, Matteo Mantero, Vilma Moronese, Cataldo Mininno e Fabrizio Ortis. Un numero più alto rispetto a quello anticipato alla vigilia, ma che si ferma a metà rispetto alle previsioni di poco meno di una settimana fa quando ci si aspettava uno strappo di quasi 30 persone. Sicuramente a cambiare gli equilibri ha contribuito l’adesione di nomi della prima guardia come Morra, che fino all’ultimo sembrava invece orientato all’astensione. Ora gli occhi sono puntati sulla Camera, dove potrebbe esserci una replica (probabilmente con più adesioni).
Le repliche: dai ricorsi alle candidature. E c’è chi ipotizza la creazione di un nuovo gruppo – Intanto i dissidenti si oppongono e annunciano ricorsi: “Ho appena letto il post del reggente perpetuo in cui comunica l’espulsione dal gruppo parlamentare dei 15 senatori, tra cui ci sono anche io, che ieri non hanno dato la fiducia al governo Draghi. Ho preso la decisione. Mi candido a far parte del comitato direttivo del M5s (da cui non sono espulsa)”, ha scritto Barbara Lezzi su Facebook. “Credo che il 41% degli iscritti contrari ad allearsi con tutti, compresi Berlusconi, Salvini e Renzi, debbano essere rappresentati. Sono convinta, inoltre, che se il quesito fosse stato riproposto, come lo statuto prevede, quel 41% sarebbe stato più alto. Auspico, quindi, la massima serietà nel percorso che porta alle candidature e l’urgenza necessaria a sbloccare l’azione del M5s. Coraggio”.
Per Nicola Morra, il problema è stato il mancato riferimento alla lotta alle mafie di Mario Draghi nel suo discorso: “Ho sempre detto che c’era il 99% di possibilità che non dessi la fiducia al governo: avevo affidato un 1% relativamente all’impegno che il governo assumeva rispetto alla lotta alle mafie. Nel discorso di Draghi non è mai ricorsa la parola mafia né si è detto che c’è necessità di operare una azione di netto contrasto alle mafie anche per ripristinare democrazia, diritti e qualche punto di Pil. Evidentemente Draghi reputa che l’azione di contrasto alle mafie non debba essere una priorità per l’agenda di governo: non ho potuto che trarne le doverose conseguenze”.
Annuncia ricorso anche il collega Elio Lannutti: “Non rilascio dichiarazioni, ma le dico con chiarezza che faremo ricorso”, ha dichiarato. Secondo l’agenzia Adnkronos alcuni dei senatori espulsi stanno valutando di adire le vie legali, ricorrere al giudice contro quella che reputano un’ingiustizia. Che potrebbe indurli, tra le altre cose, a chiedere un risarcimento per danno di immagine. “C’è il quesito ‘truffaldino’ che è stato sottoposto alla base -dice uno dei senatori -ma anche una serie di altre questioni. Per dirne una: il nostro Statuto mette nero su bianco che il voto di fiducia va dato a un premier espressione del Movimento, vi sembra che Draghi lo sia?”.
Mentre la senatrice Bianca Laura Granato ha parlato dell’ipotesi di far nascere “un nuovo soggetto politico“: “Stiamo valutando il da farsi. Se vogliamo rendere produttiva la scelta, mi sembra l’unica via percorribile. Chi sarà il leader? Spero non ci siano leader… ne abbiamo visti abbastanza. Ci prendiamo una pausa, che è meglio”. Granato, poi, replica a Crimi: “Da qualche tempo la linea a noi sembra deviata da un progetto politico condiviso fatto per i cittadini ad uno non condiviso con nessuno fatto a beneficio di pochi che va da tutt’altra parte. Non siamo gli utili idioti di nessuno”.