Dopo la decisione di 15 senatori M5s di votare contro la fiducia al governo Draghi, in dissenso dal gruppo e dalla decisione degli iscritti dopo il voto su Rousseau, è stato il capo politico reggente Vito Crimi ad annunciare l’espulsione. “Decisione corretta? Mi spiace, perché abbiamo condiviso tante battaglie insieme e questo era il momento di restare uniti, ma il nostro Statuto è chiaro”, ha rivendicato l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Convinto però che, al di là dei numeri inferiori del gruppo il M5s sarà “comunque decisivo al governo”: “Abbiamo detto sì per difendere le nostre conquiste, come il reddito di cittadinanza, oltre a mettere soldi nella transizione ecologica. Se non ce la faremo ce ne potremo andare dall’esecutivo e dalla maggioranza”, ha aggiunto Fraccaro. “Sarà fondamentale non indietreggiare su superbonus, reddito, prescrizione. Altrimenti sarà il Vietnam parlamentare nelle commissioni e nel Parlamento e faremo ostruzionismo”, ha sottolineato Giuseppe Brescia, capogruppo in commissione Affari costituzionali alla Camera. “I dissidenti espulsi? Non hanno rispettato il voto della base. Nessuno sta votando a favore del governo Draghi a cuor leggero, hanno mancato di rispetto verso il resto del gruppo. Ma era una scissione organica, già organizzata vedendo i numeri, si ritroveranno altrove”, è convinto Brescia, immaginando un gruppo dei fuoriusciti, al di là dei ricorsi annunciati da alcuni eletti contro il provvedimento
Dopo la decisione di 15 senatori M5s di votare contro la fiducia al governo Draghi, in dissenso dal gruppo e dalla decisione degli iscritti dopo il voto su Rousseau, è stato il capo politico reggente Vito Crimi ad annunciare l’espulsione. “Decisione corretta? Mi spiace, perché abbiamo condiviso tante battaglie insieme e questo era il momento […]