Da Andrea Colletti a Pino Cabras, ma non solo. Dopo i 15 voti contrari dei senatori M5s a Palazzo Madama, espulsi dopo aver negato la fiducia al governo Draghi in dissenso dal gruppo pentastellato, anche a Montecitorio la pattuglia dei dissidenti è pronta a bissare lo strappo interno. Guardando già oltre: “Confermo che voterò no. Se farò ricorso dopo l’espulsione, già annunciate da Crimi per i 15 senatori? Aspetto i fatti, non le dichiarazioni. Anche Crimi aveva detto no al governo tecnico, poi ha cambiato idea”, attacca Colletti. Nemmeno Cabras si mostra intimorito, guardando già oltre il Movimento: “Le espulsioni impoveriranno il M5s, io resto fedele ai principi con i quali ci siamo presentati alle ultime elezioni, non abbiamo preso un 32,5% per regalarlo a Draghi”. Sui numeri del fronte, nessuno intende sbilanciarsi, in attesa del voto. Ma si guarda già oltre: “Un nuovo contenitore politico che raccolga i ribelli del M5s? Vedremo come fare, ma di certo daremo rappresentanza in Parlamento a certe istanze. Avremmo voluto farlo dentro il M5s, ma non è stato possibile”.
Verso il voto contrario anche Doriana Sarli, già critica ai tempi del governo con la Lega: “Per me sarebbe complicato dare di nuovo il via libera a un governo con le destre e Salvini”, spiega. Indecisa, ma orientata a non votare la fiducia. “Nel caso, al di là delle espulsioni che ho sempre considerato sbagliate, considererei conclusa probabilmente la mia esperienza nel M5s. In questo momento è un salto nel buio per tutti, un momento drammatico”.