Quella di Perseverance è un'impresa più importante di quanto si pensi. Appena il 40% dei veicoli che finora hanno tentato di posarsi sul suolo marziano ha infatti raggiunto l’obiettivo
Un momento atteso da mesi. L’ammartaggio della sonda Perseverance sul suolo del Pianeta rosso. Un’emozione enorme e qualche lacrima per gli scienziati della Nasa ricevere, a sette minuti dall’atterraggio, da Marte il segnale che era andato tutto liscio. Ora la sonda e il mini elicottero Ingenuity potranno cominciare la loro missione: andare a cercare la vita in uno dei luoghi più suggestivi del pianeta, il cratere Jazero, il bacino di un antichissimo lago che potrebbe conservare tracce di vita passata. Dal Pianeta rosso sono già arrivate le prime immagini.
Hello, world. My first look at my forever home. #CountdownToMars pic.twitter.com/dkM9jE9I6X
— NASA’s Perseverance Mars Rover (@NASAPersevere) February 18, 2021
La missione Mars 2020 della Nasa è questa. Quella di Perseverance è un’impresa più importante di quanto si pensi. Appena il 40% dei veicoli che finora hanno tentato di posarsi sul suolo marziano ha infatti raggiunto l’obiettivo. Il cratere che la sonda dovrà esplorare si è formato miliardi di anni fa, forse in conseguenza dell’impatto di un asteroide, poi riempito d’acqua ed è diventato un lago profondo circa 500 metri, per poi diventare arido quando il clima su Marte è cambiato.
Perseverance è diventato il quinto rover della Nasa a muovere le sue ruote su Marte, dopo il Sojourner arrivato nel 1997 con la missione Mars Pathfinder e che funzionò meno di tre mesi, i rover gemelli Spirit e Opportunity, della missione Mars Exploration Rover arrivati nel gennaio 2014 e attivi rispettivamente per sei e quasi 15 anni, e Curiosity, arrivato con la missione Mars Science Laboratory il 6 agosto 2012 e ancora attivo. Lanciata il 30 giugno 2020, la missione Mars 2020 del Jet Propulsion Laboratory della Nasa ha percorso quasi 3,9 milioni di chilometri in poco più sette mesi ed è la terza a raggiungere Marte nell’arco di dieci giorni, dopo la missione Hope degli Emirati Arabi e la Tianwen-1 della Cina. Delle tre missioni è però la prima a rilasciare un rover sul suolo marziano, considerando che l’altra missione programmata per farlo, la Tianwen-1, lo farà solo in maggio.
Per due anni il rover setaccerà il suolo per raccogliere i primi campioni destinati a essere portati sulla Terra. La missione Mars 2020 segna infatti l’avvio del programma Mars Sample Return (Msr), di Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa) e al quale l’industria italiana contribuisce con il gruppo Leonardo. I campioni raccolti da Perseverance, grazie a un trapano installato, saranno inseriti in contenitori e depositati in luoghi precisi; il recupero è affidato alla missione prevista nel 2026 e nel 2031 un’altra missione dovrà portarli a Terra. Perseverance possiede un intero set di strumenti scientifici nuovi – dai microfoni, che ci permetteranno per la prima volta di ascoltare i suoni di Marte, al primo elicottero marziano, Ingenuity – tra cui uno strumento italiano: il microriflettore LaRA (Laser Retroreflector Array), realizzato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana. LaRA consentirà di aggiungere tasselli importanti alla conoscenza della struttura interna del pianeta. A bordo del rover anche alcuni dispositivi dimostrativi, le cui tecnologie sono state ideate nella prospettiva della futura esplorazione umana di Marte.
“Cercheremo tracce di vita su Marte e il rover Perseverance sarà capace di cercare queste tracce. Il mio ruolo sarà aiutare nell’interpretazione dei dati degli strumenti a bordo del rover e di comprendere se ci sono i ‘segnali’ di vita” dice la ricercatrice Teresa Fornaro dell’Inaf di Firenze, una dei tredici “Mars 2020 participating scientists” nel mondo. Parlando nel corso della diretta di RaiNews24 per l’ammartaggio Fornaro ha spiegato che “è molto plausibile che si siano sviluppate forme di vita unicellulari su Marte come avvenuto, durante lo stesso periodo, sulla Terra. Non ci aspettiamo che queste forme di vita si siano evolute come accaduto sulla Terra perché Marte si è rapidamente spento e la radiazione ha spazzato via tutto. Non ci aspettiamo che la vita si sia evoluta su Marte – ha spiegato ancora Fornaro- ma che ci siano stati microrganismi unicellulari potrebbe essere e noi ci aspettiamo di trovare queste tracce”.