Come se non fosse abbastanza drammatico il fatto che oggi 72 milioni di bambini rischiano tutti i giorni di essere stuprati da gruppi armati, perché vivono in zone dove questa è la prassi, a rendere ancora più amaro questo dato c’è il confronto con ciò che accadeva 30 anni fa, quando i minori che rischiavano di essere vittime di violenze sessuali erano 8,5 milioni. È quanto emerge dal rapporto ‘Arma di guerra: la violenza sessuale contro i bambini in conflitto’ diffuso oggi da Save the Children, nell’ambito della campagna Stop alla guerra sui bambini. Si tratta del primo dossier che contiene un’analisi dettagliata del rischio in zone di conflitto tra il 1990-2019. In pratica oggi è in pericolo il 17 per cento dei 426 milioni di bambini che vive a meno di 50 chilometri dalle aree di conflitto a livello globale, uno su sei. Nella prefazione del rapporto la testimonianza shock di Denis Mukwege, Premio Nobel per la pace 2018, che nel 1999 ha fondato il Repubblica Democratica del Congo il Panzi Hospital (di cui è anche direttore medico) con l’intenzione di costruire un centro di eccellenza per la salute materna. “Non avrei mai potuto immaginare – racconta – che mi sarei trovato di fronte a così tanti casi di bambine vittime di violenze sessuali. La più giovane sopravvissuta che abbia mai curato aveva solo sei mesi quando è stata brutalmente aggredita”.

I PAESI PIÙ A RISCHIO – Dei 54 conflitti in corso oggi a livello globale, ventidue sono caratterizzati da denunce di violenze sessuali contro la popolazione civile. In particolare, in quindici di questi, le parti in conflitto hanno compiuto abusi sessuali contro i bambini. Ciò significa che in quasi il 70% delle guerre in cui si perpetrano violenze sessuali contro i civili, queste hanno come obiettivo proprio i più piccoli. I Paesi più pericolosi da questo punto di vista sono lo Yemen (dove le segnalazioni riguardano l’83% dei minori considerati a rischio), la Somalia (56%), l’Iraq (49%), la Siria (48%), la Colombia (24%) e il Sud Sudan (19%). Questo include il rischio di stupro, schiavitù sessuale, prostituzione, gravidanze, sterilizzazione e aborto forzati, mutilazioni sessuali, abusi e torture sessuali da parte di gruppi armati, forze governative o di polizia.

VIOLENZE RADDOPPIATE NEL GIRO DI UN ANNO – Le violenze sessuali rappresentano una delle sei gravi violazioni contro i minori e dal 2006 sono più di 20mila i casi accertati dalle Nazioni Unite. Solo nel 2019, sono stati confermati 749 casi di stupri contro i bambini, di cui la quasi totalità contro le bambine e le ragazze, mentre dal 2018 sono quasi raddoppiati gli episodi attribuiti alle forze statali. “È semplicemente vergognoso” aggiunge Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, pensando a storie come quella di Naomi, 8 anni, violata da uomini armati, in Repubblica Democratica del Congo, durante le irruzioni nei villaggi. Sebbene i maschi rappresentino solo il 2% delle vittime di violenze sessuali segnalate dalle Nazioni Unite nel 2019, negli ultimi anni si segnala un aumento dei bambini e gli adolescenti maschi presi di mira, soprattutto in Paesi come la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, il Sud Sudan e la Siria. Anche in Afghanistan, la maggior parte dei casi segnalati nel 2019 riguarda ragazzi, spesso sfruttati e ridotti in schiavitù da uomini in posizioni di potere.

NESSUN MECCANISMO DI TUTELA – In questi contesti, tra l’altro, bambine e bambini affrontano numerose sfide tipiche dei conflitti armati, come l’assenza di meccanismi di denuncia e di tutela, lo stigma e la paura di ritorsioni all’interno delle loro comunità e la privazione del supporto di cui avrebbero bisogno. “Nel 2019, in media sono stati segnalati solo due casi al giorno di violenza sessuale contro i bambini che vivono in aree di conflitto – aggiunge la direttrice generale dell’organizzazione – ma si tratta solo della punta dell’iceberg perché sappiamo bene che purtroppo stupri, abusi e violenze indicibili ai danni dei minori sono vere e proprie armi di guerra sempre più usate in questi contesti. Ci sono tanti altri bambini vittime silenziose di questa piaga invisibile e che hanno urgente bisogno di sostegno”. Un trauma con conseguenze devastanti dal punto di vista fisico, psicologico, sociale ed economico con effetti di lunga durata nel tempo. La brutalità dell’atto fisico stesso può essere particolarmente dannosa per i bambini il cui corpo non è completamente sviluppato.

L’APPELLO Save the Children rivolge un appello ai leader mondiali, ai donatori, ai Paesi membri delle Nazioni Unite e alle organizzazioni internazionali affinché la protezione dei minori venga messa al primo posto di qualsiasi azione internazionale contro la violenza sessuale nei conflitti, a partire dal rafforzamento di servizi e programmi in grado di supportarli pienamente e sottolinea l’importanza di contrastare “il clima di impunità che circonda ancora oggi gli autori di questi crimini, rafforzando le leggi e facendo in modo che i responsabili vengano assicurati alla giustizia”.

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