di Angelo D’Auria
È fuor di dubbio che il voto su Rousseau per decidere se sostenere il nuovo esecutivo di Draghi abbia costituito una lacerazione all’interno del Movimento 5 stelle e all’interno anche della mia famiglia. Il dibattito è stato acceso e la decisione finale su cosa fosse meglio fare molto incerta.
Abbiamo votato Sì, come sostenevano Beppe Grillo e Giuseppe Conte, ma con una grande voglia di votare No, come sostenevano Alessandro Di Battista e Marco Travaglio, che consideriamo tutti in buona fede; e dopo aver votato siamo rimasti con il grande dilemma se fosse stata la scelta più giusta. Ritengo che se si rifacessero le votazioni, alla luce delle scelte che il governo fa quotidianamente, il risultato potrebbe cambiare radicalmente e in continuazione, verso il Sì o verso il No, anche con un quesito meno tendenzioso.
Comprendiamo la decisione di espellere i “disobbedienti” per dare credibilità all’indirizzo politico che gli iscritti hanno espresso, credibilità alla democrazia diretta (e alla piattaforma Rousseau) e per attenersi al rispetto delle regole, che vorrebbe gli onorevoli solo come “portavoce”; ma votare la fiducia, in questo caso, attiene più alla strategia politica che non alla sfera dei principi del Movimento.
Quindi per salvaguardare e anzi valorizzare la piattaforma Rousseau e con essa la democrazia diretta, ma soprattutto l’unità del Movimento, propongo che siano gli iscritti a decidere con un ulteriore voto se i dissidenti debbano essere espulsi o no.