“La spaccatura dentro il M5s sul voto di fiducia al governo Draghi? Ci preoccupa la sua tenuta, abbiamo scommesso sul rapporto con il Movimento 5 Stelle, lavoriamo per conservarlo e ci auguriamo possa vivere anche in questa nuova fase”. A rivendicarlo il vice segretario Pd e neo ministro del Lavoro, Andrea Orlando, al termine della votazione a Montecitorio. Di fronte ai 16 dissidenti contrari, ai 4 astenuti e ai 12 deputati che hanno deciso di non votare in casa dell’alleato – numeri che si sono aggiunti alle 15 defezioni in Senato – Orlando ha spiegato: “Se la prospettiva di Sinistra italiana (contraria con Nicola Fratoianni, in dissenso con il resto del gruppo di LeU) dipenderà molto dai contenuti delle politiche dell’esecutivo, bisognerà invece fare attenzione al M5s: mi sembra che ci sia stata una reazione confusa ed eterogenea“, ha aggiunto Orlando.
Il vice segretario dem ha però allontanato il rischio per il Pd di finire isolato, per le difficoltà dei vecchi alleati del governo Conte, e quindi in un fronte meno determinante rispetto a quello delle destre (Lega e Fi) nell’esecutivo: “Mi sembra che il M5s abbia preso un colpo, ma non si è svuotato“, ha tagliato corto
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M5s, 16 deputati votano no alla fiducia. Sarli: “Scelta sofferta, ma non posso stare con Lega e FI”. Castelli: “Ci sono regole e vanno rispettate”

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Votando contro, quei quindici ‘corazzieri’ M5s hanno dato a tutti un utile promemoria

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