di Massimiliano Verona
Tra le notizie che più mi hanno colpito, c’è un articolo de ilfattoquotidiano.it, di Chiara Brusini, che parla di salario minimo. Riparlare di quella che io considero una legge di civiltà, riapre una ferita profonda nel mio senso di giustizia e di equità sociale.
Partendo dall’assunto che qualunque lavoro, anche il più umile, dovrebbe avere un salario minimo, stabilito per legge, al di sotto del quale non è possibile andare, quello che lascia esterrefatti è che i più feroci detrattori di una legge di questo tipo siano proprio le rappresentanze sindacali.
Dal loro punto di visto si creerebbero le condizioni per eliminare la contrattazione nazionale, livellando verso il basso gli stipendi.
Questa è una della cose più false mai sentite. Semmai succederebbe il contrario: le contrattazioni partirebbero sempre da una base stabilita per legge e questo faciliterebbe di molto le trattative.
Le posizioni di Mario Draghi su quest’argomento sembrano propendere per la contrattazione aziendale, che di fatto è una ricetta fallimentare. Perché solo i dipendenti delle grandi multinazionali, con una rappresentanza sindacale presente in azienda, vedrebbero tutelati i loro diritti, mentre le cosiddette PMI, vera spina dorsale del nostro tessuto economico in cui non sempre le mansioni sono di alto profilo professionale, avrebbero una forza lavoro a bassissimo costo.
Intanto la commissione europea consiglia, ma non impone (non sia mai!) il salario minimo agli Stati che non l’abbiano ancora adottato. Tra i 27 soltanto 6 non hanno ancora questa normativa: Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia, Cipro e Italia.
Seppur tra differenze nelle politiche sociali dei vari stati, spicca la Germania che porterà il salario minimo entro il 2022 tra gli attuali 9,35€/h a 10,45€/h.
Questa battaglia dovrebbe essere combattuta in modo trasversale da tutte le forze politiche. Perché la dignità di un lavoratore passa innanzitutto dal suo salario. Che deve essere equo e dignitoso, per creare una società dove la ricchezza venga finalmente redistribuita e la forbice tra ricchi e poveri sia meno ampia.
Cosa che purtroppo il neo liberismo senza regole non prevede.