Dopo l’espulsione dei 15 senatori che hanno votato No al governo Draghi, Vito Crimi annuncia la cacciata anche dei deputati che ieri hanno fatto lo stesso a Montecitorio. “Chi ha scelto di votare diversamente ha scelto di chiamarsi fuori da questo gruppo, lasciando dei vuoti. Ora le fila vanno serrate, affinché l’azione del gruppo, della squadra, sia ancora efficace”, ha annunciato su Facebook il capo politico reggente del Movimento. Una decisione attesa, ma destinata a creare ulteriori fratture e travagli tra i pentastellati. A poche ore dall’annuncio arriva l’alt di Raffaella Andreola, che fa parte del collegio dei probiviri, l’organo autonomo del M5s preposto alle pratiche disciplinari. “Ritengo opportuno sospendere in questo momento tutte le attività di ordinaria competenza e spettanza del collegio quali richiami, sospensioni ed espulsioni degli iscritti e portavoce del Movimento in attesa che vengano ricostituiti tutti gli organi del M5S“, ha dichiarato a LaCnews24. Insieme a lei fanno parte del collegio la ministra Fabiana Dadone e il consigliere regionale del Veneto Jacopo Berti. Se l’espulsione formale dal Movimento per ora è congelata, però, il capogruppo a Montecitorio Davide Crippa ha ufficializzato l’espulsione dal gruppo parlamentare M5s di 21 deputati. Si tratta di chi ha votato No, chi si è astenuto e chi non ha risposto alla chiama, come la deputata Rosa Menga. Il provvedimento non riguarda chi risultava in missione o assente per giustificato motivo.
Alla Camera il drappello di parlamentari che sono andati contro le indicazioni degli iscritti su Rousseau – che la settimana scorsa si sono espressi a maggioranza per il via libera all’ex capo della Bce – è stato più consistente delle attese. In 16 hanno espresso voto contrario, 12 erano assenti e 4 si sono astenuti. A poco è servito il richiamo all’unità lanciato da Beppe Grillo: “Perseverare alla Camera dei deputati. I Grillini non sono più marziani. I Grillini non sono più marziani”, aveva scritto in un post, tentando di blindare il Sì a Draghi. Secondo Crimi, quindi, “chi in questi due giorni non ha votato la fiducia ha contribuito – involontariamente o volontariamente, non importa – al tentativo di frantumare il gruppo, quella forza collettiva che ci ha portati fin qui. Ha deciso di mettere davanti a tutto le proprie posizioni, imponendo la propria coscienza individuale su quella collettiva“. Consapevole della difficoltà di tanti eletti M5s ad appoggiare il nuovo esecutivo, che va dalla Lega a Liberi e uguali, passando per Forza Italia, su Facebook oggi il capo politico ribadisce che “quella espressa dal MoVimento non è una fiducia incondizionata, come non lo era quella che abbiamo accordato ai governi precedenti. Faremo la nostra parte, come sempre, lavorando con spirito critico e propositivo ogni giorno, come abbiamo già fatto”. Per farlo, però, “abbiamo bisogno di un gruppo che sia solido, coeso, consapevole della propria forza e del fatto che solo camminando ancora fianco a fianco i suoi portavoce potranno continuare ad ottenere risultati per la collettività“.
La prima reazione all’espulsione è quella della deputata Emanuela Corda: “Come fa il nulla a espellermi dal nulla?”, dice all’Adnkronos. “La decisione di Crimi mi fa ridere sinceramente, ma io sono serena. Sono convinta di ciò che ho fatto e lo rifarei”, rimarca la parlamentare sarda. “L’espulsione? Non ho ricevuto comunicazioni da nessuno“, aggiunge il collega Pino Cabras, anche lui tra i dissidenti nel voto di fiducia a Draghi, che non esclude la nascita di un nuovo gruppo anche a Montecitorio. “Un nuovo soggetto politico dei dissidenti grillini? Serve un’opposizione organizzata. Un passo alla volta, senza forzature“, spiega. “Come ho sempre fatto nella vita, mi assumerò le mie responsabilità. A giudicare dai commenti all’ultimo post di Crimi (e non solo a quello), nel Movimento 5 Stelle bisogna aprire una lunga riflessione”, commenta invece Maria Laura Paxia, che in Aula si è astenuta. Intanto la vicepresidente del Senato Paola Taverna torna a chiedere unità: “Forse questo è il giorno di quiete che aspettavamo per iniziare a curare le ferite. Ed io farò del mio meglio nel dare il mio contributo. Ricordo che tanti colleghi che hanno votato in dissenso sono parte fondamentale del Movimento, oltre che amici fraterni e compagni di tante battaglie. Serve unità adesso, perché proprio in questo momento comincia la nostra più grande partita”.