L’incidenza è in crescita e l’indice di trasmissibilità Rt risale fino a 0,99, con un range che al limite superiore tocca un valore superiore a uno. Sono i numeri principali dell’epidemia in Italia emersi dal monitoraggio settimanale dell’Iss, che ribadisce la raccomandazione di un “rafforzamento delle misure su tutto il territorio nazionale”, “analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei“. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della cabina di regia, firmerà in giornata una nuova ordinanza che entrerà in vigore a partire da domenica 21 febbraio. Passano in area arancione le regioni Campania, Emilia-Romagna e Molise, che si aggiungono a Toscana, Liguria, Abruzzo e Trentino. Non scatta invece la zona rossa per tutta l’Umbria, nonostante un livello di rischio alto. Così come non fa il suo esordio la zona bianca, in cui sarebbe potuta entrare per la prima volta la Valle d’Aosta: lo stesso governatore Erik Lavevaz, dopo aver protestato per lo stop allo sci, aveva detto: “Non credo valga la pena riaprire”.
Il monitoraggio – L’Istituto superiore di Sanità comunica che nella settimana di monitoraggio (dall’8 al 14 febbraio) l’incidenza è cresciuta fino ad arrivare a 135,46 casi per 100mila abitanti, restando lontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino del tracciamento. Nel periodo 27 gennaio-9 febbraio, infine, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,99 (range 0,95– 1,07), sempre in crescita rispetto alla settimana precedente (era a 0,95). Stando al report, sono 10 le Regioni e le Province autonome che hanno un Rt puntuale maggiore di 1, di cui 9 anche nel limite inferiore, quindi compatibile con uno scenario di tipo 2 e in aumento rispetto alla settimana precedente. L’Umbria, come detto, ha un livello di rischio alto. Mentre sono 12, rispetto alle 10 della settimana precedente, le Regioni a rischio moderato – di cui 6 ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane – e 8 a rischio basso.
Dati che confermano l’ampia diffusione del virus nel Paese, aggravata dalla presenza ormai accertata delle varianti, sulle quali è cominciata una nuova indagine dell’Istituto Superiore di Sanità. Si confermano per la terza settimana segnali di tendenza ad un “graduale incremento nell’evoluzione epidemiologica” e si osserva un “peggioramento nel livello generale del rischio”, scrive l’Iss. Un “nuovo rapido aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza di base è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate”, avverte il monitoraggio. Ad oggi, il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale continua ad essere alto ma sotto la soglia critica del 30 per cento (24%) e il numero di pazienti Covid è in lieve diminuzione. Il tasso di occupazione in TI e/o aree mediche resta sopra la soglia critica in 5 Regioni e Province autonome.
Il tema varianti – In attesa degli esiti, Repubblica scrive che secondo le stime dei tecnici del ministero e del Cts la variante inglese già riguarderebbe circa un caso su tre. Per questo appare inevitabile il ricorso a chiusure e limitazioni, con la possibilità anche di ricalcare l’esempio dell’Abruzzo e individuare zone rosse localizzate nelle province. Un’opzione che potrebbe essere già sul tavolo del ministro della Salute, Roberto Speranza, e che va ad aggiungersi alla discussione sulla nuova cabina di regia e sullo ‘snellimento’ del Comitato Tecnico Scientifico.
Il tema infatti sono i dati in bilico: molte Regioni restano in zona gialla, ma hanno valori a un passo dalla zona arancione, con un Rt inferiore a 1 di meno di un decimale. Sono ad esempio Marche (0.91), Lombardia (0.95), Piemonte (0.96), Puglia (1) e Lazio (0.95). Le zone rosse locali, laddove si riscontrano focolai, potrebbe essere un’opzione per evitare un aumento delle restrizioni. Ma è chiaro che, con la variante in circolazione, emerga anche l’ipotesi di studiare un sistema con parametri più rigidi. Interrogativo che dovrà affrontare in breve tempo il neo-premier Mario Draghi. Il presidente del Consiglio, per il futuro, vorrebbe convincere i governatori a passare in arancione anche se l’Rt è ancora sotto 1, ovvero la soglia che fa scattare il cambio di fascia.
Il quadro – Ecco gli Rt puntuali Regione per Regione come indicato nell’ultimo monitoraggio Iss-ministero della Salute (dati al 17 febbraio 2021 relativi alla settimana 8-14 febbraio):
Abruzzo 1.17, Basilicata 1.03, Calabria 0.76, Campania 1.16, E-R 1.06, FVG 0.8, Lazio 0.95, Liguria 1.08, Lombardia 0.95, Marche 0.91, Molise 1.4, Piemonte 0.96, PA Bolzano 1.16, PA Trento 1.23, Puglia 1, Sardegna 0.77, Sicilia 0.73, Toscana 1.2, Umbria 1.17, Valle d’Aosta 0.92, Veneto 0.81.