Così il famoso conduttore nell'ambito di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera sulla drammatica situazione nel nostro Paese
Hanno fatto il giro di siti e giornali le immagini del famoso conduttore impegnato a consegnare i pacchi solidali di Emergency. E ora Flavio Insinna ha parlato del senso profondo di questo atto al Corriere della Sera: “Qui si tratta di capire una cosa, se viviamo in una giungla oppure in una comunità. Se siamo in una giungla allora il più forte mangia il più debole, bene. Ma se siamo in una comunità, allora non può essere che nel nostro Paese, nel 2021, ci sia ancora chi muore di freddo e di fame”. Insinna racconta di farlo da sempre ma che oggi la pandemia ha “creato un effetto devastante… La paura. Sta prendendo il sopravvento. Perché un conto è fare dei sacrifici e arrivare alla fine del mese lavorando, ma se tutto crolla, come fai”. Il suo è un pensiero concreto: “Non mi era mai successo in trent’anni di carriera di sentire così tante persone che ti parlano di sacrifici prima impensabili: c’è chi non accende più la tv per risparmiare, chi non usa più il telefonino… gente che con enorme dignità ti fa capire che avrebbe bisogno anche solo di cento euro…” e da “precario di lusso” un via da seguire l’ha in mente: “Ma spero non inneschi nessuna polemica perché davvero non c’è bisogno, qui c’è solo bisogno di unità. Ho trovato molto spiacevole si sia detto no alla patrimoniale, alla tassa dell’amicizia o fraternità, chiamiamola come vogliamo. Ma a cosa abbiamo detto no? Ci stavano chiedendo lo 0,0001 di quello che io e altri come me, o anche più di me hanno. Io sono diventato fortunato qua in Italia e credo sia un dovere ridare qualcosa a questo Paese. Non è che ci sta tanto da chiacchierare: facciamolo e facciamolo presto. Chi ha un euro dia un euro, chi ne ha dieci ne dia dieci, ma mai come ora c’è bisogno di tutti”.