di Alberto Siculella
Ciao, sono proprio io, sono Covid-19 e oggi compio un anno da quando mi avete beccato in Italia. In realtà giravo da parecchio, da così tanto che mi chiamo 19 perché già viaggiavo per il mondo nel 2019. Poi sono arrivato in Italia, e qui ho fatto festa. Mi piace tanto il vostro Paese, siete così divertenti. Vi ho visto impazzire per me, quasi non ci credevate che fossi io. Pensavate addirittura che fossi una persona, magari cinese, o un migrante in generale, come se fossi chiuso in un corpo, come il cervello limitato nel vostro cranio. E invece ero con voi, sono con voi. Anzi: io sono voi.
Vi ho visto sfidarmi senza mascherina, vi ho visto snobbarmi senza distanziamento. Ho visto anche libri, ospitate tv, intere trasmissioni in cui si parlava di me, mai di voi. Vi guardavo mentre eravate terrorizzati dalle immagini in tv, o quando per esorcizzarle dicevate che era tutto un complotto. Quando urlavate che andava aperto tutto, e io venivo con voi, che bello.
Vi ho visto pensare che altrove io non ci fossi, invece ero dappertutto, perché io sto ovunque ci sia superficialità, approssimazione. A volte mi accontento anche solo di un pizzico di sfiga. La vostra, ovviamente. Avete combattuto contro voi stessi, vi siete incattiviti, vi siete stressati.
Lo chiamate smartworking, scaricate le app, fate la Dad, vi incontrate su Zoom, o di nascosto in un loft raggiunto con il Suv, ma se non avete lo Spid non fate il cashback. Rischiate il lockdown, perché non sapete rinunciare alla movida. Ma vi vedete? Vi sentite? Avete costruito un mondo frenetico, fatto di abbreviativi, acronimi, per risparmiare tempo, ma ne perdete il quadruplo e per di più senza alcun motivo.
Come fate a non accorgervi che il mondo che avete costruito è un colabrodo, e io qui ci sguazzo? Producete intensivo, vi spostate intensivo, coltivate intensivo, vi allenate intensivo, vi nutrite intensivo. Dovevo essere il punto di non ritorno e invece a quel punto ci volete tornare presto. Andrà tutto bene, dicevate, perché peggio non poteva andare.
Mi sono divertito a far crollare le vostre certezze, a mettere a nudo le vostre arroganze. Ho piegato le regioni virtuose di non so quale virtù. Ho colpito influencer, negazionisti, vip. Ma niente, non vi siete scoperti neanche più umani. Vi ho visto buttar giù un governo, fare dirette patetiche sui social, ognuno la sparava più grossa per un pizzico di notorietà. E la Germania con un click, e la Svizzera con un clap, e la Svezia con un clop.
Volevo farvi capire che la vostra vita fa schifo, che i vostri affetti meritano di essere coltivati. Che i social devono lasciare spazio alla socialità, che il lavoro serve per vivere e non per restare imprigionati in mega finanziamenti per comprarsi una Louis Vuitton. Volevo farvi capire che quella che voi chiamate libertà era solo schiavitù, ma ho fallito. Forse mi sconfiggerete con i vaccini, quelli che dovevano contenere il chip da installarvi nel cervello per collegarvi alle antenne 5G. Io sarò sconfitto, ma voi siete spacciati.