Alla faccia di alcuni meccanismi della tv nostrana invasa da raccomandati e incompetenti, servono quelli bravi che permettono di tenere in piedi la baracca. Servono come immagine, servono come sostanza
“Ricordati, in Itala vale la regola delle tre ‘G’: la giusta telefonata, al giusto momento, alla giusta persona”, la sintesi efficace di Renè Ferretti, il personaggio di Boris interpretato da Francesco Pannofino. Un modo per descrivere alla perfezione alcuni meccanismi della tv nostrana invasa da raccomandati e incompetenti. Servono, aggiungiamo noi, quelli bravi che permettono di tenere in piedi la baracca. Servono come immagine, servono come sostanza. Servono perché il successo sul piccolo schermo risiede nell’avere proprio le competenze richieste in quel preciso momento. Il riscatto della competenza, la nuova centralità del professionismo. Calza a pennello il caso Antonella Clerici, con un lungo curriculum, una lista di successi ma fatta accomodare in panchina.
“Io credo che sia una bestemmia che la Clerici non sia presente in daytime. È una professionista e una donna autorevole, una donna autentica, che non ha mai messo filtri con il pubblico. Per me Antonella Clerici è un asset dell’ammiraglia“, aveva detto un anno fa in conferenza stampa a Sanremo 2020 il direttore di Rai1 Stefano Coletta facendo commuovere la conduttrice. Il resto è storia. Proprio venerdì, 19 febbraio, “E’ sempre mezzogiorno” ha raggiunto le cento puntate: bastano per poter affermare che la sfida è stata vinta.
Il programma ha riportato pubblico prezioso nel mezzogiorno di Rai1, quasi con un lavoro porta a porta, con aggiustamenti in corsa. Perché chi conosce l’abc della tv sa bene quanto sia complicato far tornar a casa i telespettatori che hanno mollato una fascia storica, dove erano rimaste le macerie. La trasmissione viaggia ormai sopra il 14% di share con quasi 2 milioni di telespettatori, spesso arriva superare il 15%, numeri che talvolta permettono di battere la concorrenza, dove è in onda il colosso Forum. In un anno, aggiungiamo, in cui la pandemia ha portato nuovo pubblico ai telegiornali.
Una crescita auditel, una crescita degli introiti pubblicitari, una sfida vinta. Vinta con la leggerezza e la gentilezza, con il calore e la capacità di sporcarsi di sugo. Grazie a un clima familiare e a una compagnia di giro che è diventata di casa. Qualche bottiglia di champagne al fresco i “nemici” l’avevano messa, d’altronde il dietro le quinte del mondo della tv non è come lo raccontano, è molto peggio. E la stessa Clerici aveva detto dei sì avventati, ha imparato a calibrare meglio le sue scelte.
Perché se per alcuni il ritorno nella fascia che fu de “La Prova del Cuoco” poteva risultare un passo indietro, si è di fatto rivelato il passo giusto. Non la comfort zone ma il posto dove “vivere”, da dove guardare al mondo della tv con le giuste incursioni in prime time. La trasmissione ha avuto bisogno di rodarsi, l’effetto straniante iniziale in stile melevisione ha lasciato il passo alla fantasia, il cast è stato caratterizzato (si pensi al fattore Alfio), i giochi in studio rafforzati (Pentola o dispensa ora un cult per i fedelissimi) o quelli telefonici che scatenano l’entusiasmo della padrona di casa davanti a una vittoria. Non solo, dopo le prime settimane sono stati aggiunti gli interventi dei vip da casa in collegamento (dunque a costo zero), sono arrivati volti di punta del servizio pubblico per fini promozionali o per un sostegno amicale ma anche nomi meno attesi di altre reti: da Massimo Giletti a Gerry Scotti, da Enrico Mentana a Daria Bignardi, da Alessandro Cattelan a Lodovica Comello.
In una tv asettica e fredda, in una Rai1 che con eccessiva forza punta sul taglio giornalistico “E’ sempre mezzogiorno”, prodotto da Stand by me, è una boccata d’aria fresca. Basti pensare alla puntata di Carnevale con tutti i protagonisti, conduttrice compresa, in maschera. In un formato a cui manca il pubblico ma si fa di tutto per non farlo notare. Il riscatto della competenza ma anche delle scelte giuste perché, a sorpresa, la Clerici ha portato a casa il successo di “The Voice Senior” che, diciamoci la verità, rischiava l’effetto baracconata ma ha stupito sia dal punto di vista del prodotto che auditel. Perché il talent senza talent, senza illusioni, senza sogni spezzati, senza successi promessi ha lasciato spazio ai sogni interrotti e abbandonati che cercavano luci accese solo per qualche sera. Il riscatto, anche qui. I nonni al centro della scena, senza pietismo ma con talento. Loro che hanno pagato un prezzo troppo alto per il Coronavirus. C’è la vita, c’è il sorriso. Il pubblico non lo puoi prendere in giro. “Oggi deve andare di moda, oltre la gentilezza e all’educazione, la competenza. Ho voglia di vedere anche nel mio lavoro persone competenti”, aveva detto proprio la conduttrice durante la sua ospitata a “Programma“, il nostro spazio social con interviste curate da Claudia Rossi e Andrea Conti. Servono quelli bravi, servono quelli di talento. Come Antonella Clerici.