Mentre Israele svetta come campione mondiale per numero di vaccinati e si avvia rapidamente al traguardo dell’immunità di gregge portando avanti sperimentazioni innovative, da settimane si susseguono gli appelli delle associazioni per i diritti umani affinché anche i palestinesi che vivono nei territori occupati abbiano accesso ai vaccini.
Israele ha somministrato dosi a più di un terzo della sua popolazione di 9,3 milioni di abitanti, compresi gli abitanti delle colonie in Cisgiordania e compresi gli arabi israeliani e i palestinesi di Gerusalemme Est, e ha fornito 2mila dosi del vaccino Moderna all’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) all’inizio di febbraio, consentendole di iniziare a vaccinare gli operatori sanitari. Il resto dei palestinesi di Cisgiordania e Striscia di Gaza rimane però ancora senza possibilità di vaccinazione.
Il 4 febbraio il ministero della Salute palestinese aveva ricevuto 10mila dosi dello Sputnik V, destinandone un primo lotto di 2mila unità a Gaza. E proprio questo lotto ha scatenato l’ultimo contenzioso, perché Israele ne aveva bloccato la consegna per due giorni. L’Anp, che ha sede a Ramallah, in Cisgiordania, è scollegata dall’enclave costiera di Gaza, quindi il carico via terra doveva necessariamente passare da Israele. Cogat, l’autorità israeliana che gestisce gli affari civili nei territori palestinesi occupati, aveva dichiarato al Guardian che la richiesta era “in attesa di una decisione politica”. Fonti israeliane avevano confermato ad Afp che il trasferimento non era una semplice misura amministrativa di competenza del Cogat, ma piuttosto una decisione politica, “forse legata ai colloqui tra Hamas e Israele”.
La ministra della sanità Mai al-Kaila, protestando, aveva sottolineato come i vaccini fossero destinati al personale medico delle unità di terapia intensiva e dei reparti di emergenza per i pazienti Covid-19 e come quello fosse il primo lotto di vaccini per Gaza, già afflitta da gravi carenze di forniture mediche a causa dei 13 anni di blocco israeliano. Blocco mantenuto sulla Striscia dal 2007, ovvero da quando Hamas governa sui circa 2 milioni di gazawi, dopo che l’esercito militare israeliano si era ritirato nel 2005.
La consegna dei vaccini è infine avvenuta il 17 febbraio, ma dopo aver scatenato un acceso confronto anche in Israele: mentre alcuni parlamentari ne chiedevano il blocco a oltranza, perché sarebbero “finiti a Hamas”, altri chiedevano al governo di vincolarne la distribuzione al rilascio di due israeliani prigionieri e al recupero delle salme di due soldati uccisi nel 2014. Un dibattito non nuovo, tanto che già in gennaio Human Rights Watch aveva diffuso un appello in cui domandava che la distribuzione dei vaccini restasse slegata da tali vincoli. La famiglia di una delle due vittime aveva anche presentato un esposto alla Corte suprema, che l’aveva respinto, ma l’argomento ha continuato a essere dibattuto e cavalcato dalla destra.
Un’altra disputa riguarda chi debba provvedere a vaccinare la popolazione nei Territori Occupati: secondo Israele, in base agli accordi di Oslo, la responsabilità spetterebbe all’Autorità Palestinese. Ma questa argomentazione viene respinta da diversi gruppi per i diritti umani e dalle stesse Nazioni Unite. Già il 14 gennaio l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani invitava Israele, come potenza occupante, a garantire un accesso rapido ed equo ai vaccini Covid-19 per la popolazione palestinese: “Sappiamo che ai palestinesi residenti nella Gerusalemme est occupata sono stati offerti i vaccini da Israele. Tuttavia, Israele non ha assicurato che i palestinesi sotto occupazione in Cisgiordania e Gaza avranno accesso nel prossimo futuro ai vaccini disponibili. La pandemia Covid-19 ha devastato la Cisgiordania e Gaza negli ultimi mesi e ha piegato un sistema sanitario palestinese già con poche risorse”.
Secondo gli esperti Onu, i vaccini ordinati separatamente dall’Autorità Palestinese potrebbero essere consegnati fra molte settimane.
L’Anp è inserita nel programma Covax dell’Oms per i Paesi in via di sviluppo, che dovrebbe fornire 400mila dosi di AstraZeneca, in tempi non definiti. Per il trasferimento dei futuri lotti a Gaza, servirà sempre il permesso di Israele. Il numero totale di infezioni da coronavirus in Palestina, aggiornato al 17 febbraio, ha raggiunto 192.791, con 2.147 morti. Gaza ha confermato 53.871 casi e 538 morti. Le infezioni e i decessi sono aumentati costantemente nelle ultime settimane.
(Screenshot da app.powerbi.com)