I deputati del Movimento e Riccardo Fraccaro, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sollecitano il nuovo governo: "Draghi e il ministro dell’Economia Franco devono accelerare nella creazione della nuova società risultato della fusione diretta fra Tim e Open Fiber, con Cdp come primo azionista". Anche Fassina (Leu) e Giacomoni di Fi chiedono un intervento perché "il socio Cdp sia adeguatamente rappresentato"
Il Movimento 5 Stelle alza i toni su uno dei dossier caldi in attesa di decisioni da parte del nuovo governo: la rete unica a banda ultralarga. Lunedì si riunisce il cda di Cassa depositi e prestiti, chiamato a deliberare sulla partecipazione nella governance di Tim di cui possiede il 9,9%. Il giorno successivo il gruppo delle tlc presieduto dall’ex Bankitalia Salvatore Rossi indicherà i 10 nomi da presentare in vista del rinnovo del proprio board. E da due giorni il M5s chiede a gran voce che l’esecutivo prenda posizione perché Cdp presenti una propria lista. “Chiediamo al governo di scongiurare che Cdp, con una quota azionaria che sfiora il miliardo di euro, non crei le condizioni per contare nel nuovo cda e difendere gli interessi dell’Italia“, hanno scritto in una nota i deputati del Movimento in commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni.
“Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco devono poi accelerare nella creazione della nuova società per la rete unica, risultato della fusione diretta fra Tim e Open Fiber, dunque con Cdp come primo azionista e baricentro dell’operazione”, è la richiesta dei deputati del Movimento. “La composizione del cda di Telecom non è indifferente alla riuscita dell’operazione e, anzi, è centrale per evitare la svendita della rete unica a soggetti esteri e garantire il sano funzionamento del mercato”. Il soggetto estero in questione è Vivendi, i cui “desiderata” secondo i 5 Stelle rischiano di “prevalere” se Cdp non esprimerà suoi candidati in consiglio. Una richiesta sottoscritta da Stefano Fassina (Leu) e Sestino Giacomoni di Fi, presidente della Commissione di vigilanza su Cassa depositi e prestiti.
Tecnicamente però Cdp non può indicare nomi, perché sommando la sua quota con quella Vivendi che ha il 24% si potrebbe configurare un’azione di concerto con rischio di Opa obbligatoria. L’alternativa è presentare una lista di minoranza o, ancora, presentarla insieme al mercato, con Assogestioni. E in pressing sul governo perché Cdp opti per avere una rappresentanza nel board sono andati esponenti dei 5Stelle, di Forza Italia e di Leu, tutte forze presenti nell’esecutivo.
Sabato Riccardo Fraccaro, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, al Sole 24 Ore ha ribadito che sarebbe “assurdo, alla luce dell’ingente investimento e del fatto che Telecom eserciterà un ruolo primario per il futuro del progetto ‘rete unica’, che lo Stato rimanga a guardare lasciando mano libera a Vivendi”. “La lista che andrà a presentare il cda uscente “assegnerà un peso preponderante a Vivendi, è quindi chiaro che serva un cambio di passo che rispecchi anche il maggior peso che oggi Cdp può esercitare nella società. Cdp dovrebbe esprimere quindi una sua lista”. Secondo Fraccaro è proprio perché “Cdp è anche azionista di Open Fiber che dovrebbe svolgere un ruolo importante anche in Telecom, diventando quel baricentro nell’operazione rete unica che rappresenti e difenda gli interessi dello Stato”.
Nell’attuale progetto, quello che prevede la fusione di Open Fiber e Fibercop, “Telecom, una società privata che si occupa anche di servizi telefonici, avrebbe il controllo anche sulla rete unica. Tutti gli altri operatori si troverebbero automaticamente in una posizione di debolezza. La nostra soluzione, proprio perché affiderebbe a un azionista come Cdp la maggioranza della società, garantirebbe invece un migliore ambiente concorrenziale per tutto il settore delle telecomunicazioni”.
La Cassa deve prendere decisioni dopo che Enel lo scorso 17 dicembre ha avviato la dismissione di una quota tra il 40 e il 50% della società. Il tempo stringe visto che la prelazione sulla quota su cui Enel ha accettato l’offerta del fondo Macquarie (2,65 miliardi di euro) scadeva lo scorso gennaio e il nuovo termine concordato scade a giorni, il 25. Dato il forte esborso che sarebbe necessario per esercitarla, Cdp potrebbe trattare per l’acquisto di una piccola quota (probabilmente inferiore al 10%) di Open Fiber che le consenta di avere la maggioranza nell’operatore wholesale. Ma sembra difficile che anche di questo si parli nel cda di lunedì.