Induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, turbata libertà nella scelta del contraente, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, falsità ideologica, turbata libertà degli incanti e tentato peculato. Sono questi i reati contestati, a vario titolo, agli indagati nell’ambito dell’operazione “Acqua Fresca” che ha portato all’emissione di 25 misure. Nel mirino dei carabinieri, coordinati dal pm di Avezzano procuratore Andrea Padalino, il comune di Celano, in provincia dell’Aquila, è stata eseguita dai carabinieri del Comando provinciale dell’Aquila.
Tra i destinatari della misura cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari Maria Proia, l’ex parlamentare del Pdl e di Fi Filippo Piccone (attualmente vicesindaco) e il sindaco di Celano Settimio Santilli (FdI). Nel suo caso il giudice ha disposto i domiciliari. Nell’operazione sono coinvolti amministratori e funzionari del comune, liberi professionisti e imprenditori residenti nelle province di L’Aquila, Roma, Teramo e Pescara. Ai domiciliari altri sei indagati tra cui un costruttore, il segretario comunale, tre dirigenti comunali, e un libero professionista, per quindici indagati – tra imprenditori e liberi professionisti – il giudice ha emesso il divieto di esercitare la professione, per una assessore e un consigliere comunale il gip ha disposto l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. vicesindaco di Celano è stato sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere.
L’indagine, diretta dai pubblici ministeri Roberto Savelli e Lara Seccacini, è nata nel 2018 con gli accertamenti dei militari dell’Arma che avevano rilevato che esponenti dell’amministrazione comunale di Celano l’indebita percezione ed erogazione di fondi comunali a liberi professionisti e imprenditori operanti nella Marsica. Secondo il gip le indagini hanno portare alla luce “l’esistenza di un sistema clientelare, fondato su amicizie, conoscenze ed interessenze con alcuni imprenditori o cittadini, in totale dispregio dei criteri di imparzialità, trasparenza e buon andamento della Pubblica Amministrazione, piegando, di fatto, l’interesse pubblico a quello di pochi”. In tutto sono state denunciate 56 persone.
In particolare, secondo gli investigatori, gli amministratori e i dirigenti comunali hanno turbato numerose procedure di gara, pilotando l’affidamento di appalti per l’esecuzione di lavori, progettazioni e servizi o frazionando gli appalti in modo da procedere con affidamenti diretti sotto soglia, a favore di soggetti predeterminati, per lo più imprenditori e liberi professionisti locali, spesso ricorrendo alla falsificazione di atti pubblici. Il totale dei fondi pubblici destinati alle procedure turbate ammonta a circa 13 milioni di euro, suddivisi in 11 milioni di euro per l’esecuzione di lavori, un milione e mezzo di euro per le progettazioni e 500.000 euro per gli affidamenti dei servizi. Le procedure turbate sono state circa 30 tra cui lo spostamento di una scuola media in altri locali, i lavori di realizzazione di un parco giochi, una gara per il servizio di custodia, manutenzione e assistenza all’uso dei campi sportivi, l’affidamento dell’esecuzione dei lavori di riqualificazione urbana, sociale, e culturale di alcune aree degradate, l’affidamento della progettazione di una scuola, di un parco e di un parcheggio, la realizzazione e organizzazione del premio letterario “Vittoriano Esposito”; concorsi pubblici per l’assunzione di impiegati e dirigenti comunali.