La Cultura è un raggio di luce che penetra nel buio in cui vaghiamo e aiuta a guardarsi dentro, a tenere a bada la nostra parte bestiale e a collaborare per il bene della collettività. La Cultura di un popolo è la sua identità e perderla vuol dire azzerare ogni atto creativo e non procedere più, in qualunque campo. La Cultura è il ritratto di una nazione e dei suoi valori morali. L’Estetica non è staccata dall’Etica.
Le lavoratrici e i lavoratori del mondo dello spettacolo sono in grande difficoltà: c’è il Covid e non c’è reddito. Le piccole e medie aziende del settore dello spettacolo, così come i singoli artisti, hanno bisogno di tutele esattamente come i grandi Enti. Per questo martedì 23 febbraio, in tante città italiane, il mondo dello Spettacolo dal vivo sarà in piazza per ricordare che la Cultura va protetta per goderne. La Cultura non arriva dal cielo, ma è frutto del lavoro dell’uomo, un lavoro che in un momento difficile come quello attuale va sostenuto per non azzerare il mondo dell’Arte, la dignità umana e l’identità di un popolo.
Chiediamo a tutti coloro che credono nella Cultura di essere al nostro fianco, così come l’Arte è sempre stata al fianco della civiltà e della condizione umana. Il teatro si fa concretezza attraverso una splendida sinergia tra palco e platea e per questo il 23 febbraio abbiamo bisogno dei nostri spettatori per continuare a dare forza all’identità di questa Italia. Solo insieme possiamo procedere. La Cultura è dialogo, collaborazione. Gli artisti da soli non bastano: ogni libro ha bisogno dei suoi lettori, ogni museo dei suoi visitatori, ogni concerto, ogni spettacolo di danza, ogni spettacolo di prosa ha bisogno dei suoi spettatori.
Cosa sarebbe la nostra vita senza più libri, film, spettacoli, musiche, canzoni, danze, concerti, musei? Certo si vivrebbe lo stesso, ma come? E anche per l’economia sarebbero problemi: chi andrebbe più a visitare le città d’Arte? Che differenza ci sarebbe per un turista tra Venezia, Roma, Firenze, Genova, Napoli… e un anonimo agglomerato urbano? Non sostenere la Cultura vuol dire chiudere i musei, i teatri, i cinema, non scrivere più romanzi, non comporre più musiche, non avere più concerti, non avere più canzoni ad accompagnare le nostre giornate, non scrivere testi teatrali e poesie, non dipingere più, non realizzare più film e spettacoli, chiudere le Facoltà Umanistiche, i Conservatori, Le Accademie d’Arte.
Non so voi, ma io mi romperei davvero le palle a vivere in un mondo senza nessuna forma artistica.
In questo momento è lo spettacolo dal vivo a soffrire maggiormente e così vi aspettiamo al nostro fianco martedì 23 a Roma, Napoli, Torino, Palermo, Milano, Catania, Ancona, Bari, Bologna, Barletta, Reggio Calabria, Cosenza, Trieste, Cremona, Padova, Piacenza, Livorno… Nella mia Genova saremo, come Coordinamento delle Imprese Liguri, in Piazza De Ferrari alle ore 17:00.