I risultati dell'esame autoptico sul corpo della commerciante 69enne assassinata il 19 febbraio nel suo negozio di pantofole in via Colombo, nel pieno centro di Genova. Da quanto si apprende quasi tutti i colpi sferrati dall’ex compagno Renato Scapusi – che ha confessato nelle ore successive al delitto - non hanno colpito organi vitali
Non sono 30 – come ricostruito in un primo momento – ma ben 115 le coltellate che hanno ucciso Clara Ceccarelli, commerciante 69enne assassinata il 19 febbraio nel suo negozio di pantofole in via Colombo, nel pieno centro di Genova. È il risultato dell’autopsia eseguita lunedì dal medico legale Lucrezia Mazzarella. Non solo, ma a quanto si apprende quasi tutti i colpi sferrati dall’ex compagno Renato Scapusi – che ha confessato nelle ore successive al delitto – non hanno colpito organi vitali, con la conseguenza che la vittima è morta solo dopo un lento dissanguamento: pare addirittura fosse ancora cosciente all’arrivo dei primi soccorsi, e abbia seguito, per qualche minuto, con gli occhi la scena di fronte a sé. Il reo confesso, 60 anni, ex installatore di parquet affetto da disturbo bipolare e borderline di personalità, è accusato dal pm Giovanni Arena di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione, dell’efferatezza e del passato legame affettivo con la vittima. Lunedì il magistrato ha affidato una consulenza tecnica psichiatrica al perito forense Gabriele Rocca, chiedendo di stabilire se Scapusi fosse o meno capace di intendere e volere al momento del gesto. Lo specialista si è riservato trenta giorni per rispondere e martedì ha incontrato l’omicida in carcere per il primo colloquio.
Ed è proprio sulla perizia psichiatrica che punta la difesa – rappresentata dall’avvocato Stefano Bertone – per evitare l’ergastolo, pena prevista dal codice per l’omicidio aggravato. “Abbiamo totale fiducia nel consulente del pm, tanto da non averne indicato uno nostro”, dice il legale al fattoquotidiano.it, “ma è chiaro che Scapusi è un uomo affetto da problemi psichici diagnosticati, che lo hanno portato a un ricovero in ospedale nelle ore precedenti al delitto. Perché sia stato fatto uscire, e se in questo sia individuabile una responsabilità, è un aspetto su cui la procura dovrà far luce”. Due giorni prima dell’omicidio, infatti, l’ex artigiano aveva minacciato di buttarsi giù dalla scala antincendio di un istituto scolastico nel quartiere di Sturla, su cui si era arrampicato. Agli agenti accorsi sul posto aveva detto di volersi suicidare per il lavoro perso e i pesanti debiti da gioco. Ricoverato in psichiatria al Policlinico San Martino nella serata di mercoledì, era stato trasferito all’ospedale Galliera e dimesso dopo due giorni. “È estremamente confuso e da ciò che ha dichiarato mi pare difficile ipotizzare la premeditazione del delitto, in particolare se la consulenza dovesse riscontrare un vizio di mente anche parziale”, dice l’avvocato.
Al tema della premeditazione si lega quello dell’arma del delitto, ancora non rinvenuta. Nell’interrogatorio di garanzia Scapusi ha sostenuto che il coltello si trovasse già nel negozio: durante una colluttazione, dice, lo ha strappato dalle mani di Clara per ucciderla, dopodiché non ricorda nulla di che fine abbia fatto. La versione non convince gli inquirenti, perché – trapela dalla Procura – in un primo momento l’indagato ha invece ammesso di aver portato l’arma da casa, correggendosi nelle risposte alle domande successive. Se si dimostrasse che l’ex compagno aveva con sé il coltello al proprio arrivo, diverrebbe difficile sostenere la tesi di un omicidio d’impeto. Tra i testimoni ascoltati dalla Squadra Mobile c’è però un negoziante di via Colombo che ha raccontato di un proprio coltello scomparso: non è escluso che Scapusi se ne sia impossessato con un blitz, per quanto l’ipotesi sia difficile da verificare.
Nel frattempo l’amministrazione comunale, tramite la partecipata ai servizi funebri Asef, si è offerta di sostenere le spese del funerale di Clara, quello che lei stessa – secondo la testimonianza del suo commesso – si era pagata nell’ultimo periodo, forse temendo ciò che poi le è accaduto. Martedì mattina, in apertura del consiglio regionale, i consiglieri leghisti Mabel Riolfo e Brunello Brunetto hanno posizionato sui proprio scranni un paio di scarpe rosse per sensibilizzare sul tema del femminicidio, con un ordine del giorno sul tema è stato approvato all’unanimità. Il sindaco di Genova Marco Bucci, da parte sua, ha raccolto l’appello di decine di amici della donna uccisa assicurando sostegno al figlio Mauro, affetto da disabilità intellettiva: “Non sarà lasciato solo. Le strutture del Comune di Genova insieme al servizio sanitario hanno individuato diverse soluzioni per fare in modo che Mauro possa godere del sostegno adeguato, le giuste tutele e l’aiuto morale e materiale di cui avrà necessità”, ha scritto sui social.