Tregua tra Facebook e l’Australia. Pochi giorni fa il social aveva bloccato i servizi per gli utenti australiani come ritorsione per i contenuti di una legge in discussione in parlamento. La nuova legge, che potrebbe diventare un modello per altri paesi, vero elemento di preoccupazione per Facebook, introduce l’obbligo di pagamento agli editori per le news che vengono condivise sui social. Contro la legge si era scagliata anche Google che, a sua volta, aveva minacciato di “oscurare” l’Australia salvo poi siglare diversi accordi. Sulla stessa linea dovrebbe muoversi Facebook dopo un accordo raggiunto con il governo australiano in seguito ad alcuni emendamenti al testo della nuova legge. Il gruppo di Mark Zukerberg dovrebbe quindi avviare trattative con gli editori locali per accordarsi sulle modalità e i costi di utilizzo delle notizie. Facebook dovrebbe ripristinare il pieno accesso ai suoi servizi entro venerdì prossimo.
Non è un caso che la battaglia stia avendo luogo in Australia, patria di uno dei più grandi gruppi editoriali al mondo, la Newscorp della famiglia Murdoch. Secondo i critici la legislazione e degli accomodamenti raggiunti con Google e Facebook finiscono per favorire i grandi editori che hanno un maggior potere contrattuale, mentre penalizzano testate locali più piccole. La vicenda si chiude, per ora, con una vittoria del governo di Canberra ma ripropone la questione del potere ormai assunto dai colossi del web, capaci di ingerire direttamente nei processi legislativi di uno stato, utilizzando persino tattiche ricattatorie.