Il calcio italiano va avanti con Gabriele Gravina. Era già il n. 1 del pallone negli ultimi due anni, quando ha lavorato per questo mondo (e per la sua rielezione). Lo sarà a maggior ragione per i prossimi quattro, dopo esser stato riconfermato alla guida della FederCalcio con percentuali bulgare. Lo hanno votato quasi tutti, calciatori, allenatori, società. È stato quasi un trionfo e in fondo si può capire perché. Gravina può rivendicare di aver fatto ripartire il campionato dopo il lockdown e aver strappato aiuti economici al governo in pandemia, come la discutibile sospensione delle tasse per i ricchi club. Ha fatto gli interessi del pallone, ed è quello che continuerà a fare nei prossimi quattro anni, senza dimenticare i propri (come ad esempio l’elezione nell’esecutivo Uefa, poltrona che vale 150mila euro lordi l’anno). Ora che ha pieno mandato, il largo consenso e l’asse di ferro con la Serie A va blindato con le riforme: quella dei campionati, ma anche stadi ed altri favori dal governo. Puntando al piatto più ricco, quello del recovery fund.
GIUSTIZIA SPORTIVA E PESI ELETTORALI – Le primissime mosse saranno il rinnovo degli organi di giustizia sportiva e dei regolamenti. Sembra burocrazia, quindi forma, ma è sostanza. I vertici di procure e tribunali federali scadono al 30 giugno: sono figure chiave, se guardiamo a quanto peso (anche politico) hanno avuto le inchieste della Procura. Riscrivere le norme, poi, significa mettere ordine all’interno delle componenti, e potrebbe trasformarsi in una sorta di regolamento di conti (o almeno così temono i Dilettanti del rivale Cosimo Sibilia, unica Lega all’opposizione). Questo per arrivare alla ridistribuzione dei pesi elettorali: Gravina ha promesso di dare più potere alla Serie A, che vale solo il 12% dei consensi federali, mentre la Serie C il 17% e i Dilettanti il 34. Per farlo, verrà convocata presto un’assemblea straordinaria.
STADI, FONDI E IL PIATTO RICCO DEL RECOVERY FUND – Da una parte c’è la partita per il “potere” , dall’altra quella dei soldi, che si gioca quasi tutta in Serie A, dove ci sono i club più ricchi, e Gravina ha una forte intesa col presidente Paolo Dal Pino. Non è un caso che nel suo discorso inaugurale abbia parlato di stadi, sogno proibito di tanti patron: di recente il governo è intervenuto già due volte sulla normativa, ma le parole di Gravina fanno capire che il pallone tornerà alla carica, su questo e altre richieste, come sgravi fiscali e sponsor dalle scommesse. Anche perché adesso ha una carta in più da giocare: un contatto privilegiato al ministero dell’Economia, dove il procuratore federale Giuseppe Chinè è appena stato capo di gabinetto del ministro Franco. “Voglio essere egoista nell’ipotizzare che la sua presenza ci possa aiutare”, ha detto lo stesso Gravina (però guai a parlare di conflitto d’interessi). Anche perché sullo sfondo c’è il ricco piatto del Recovery fund, che per lo sport dovrebbe significare soprattutto finanziamenti all’impiantistica: pure il pallone vuole sedersi a tavola. Intanto nelle prossime settimane, sotto l’occhio vigile della Federazione, si decideranno l’assegnazione dei diritti tv e la possibile vendita ai fondi d’investimento stranieri (progetto molto controverso, a cui però anche la Figc ha ammiccato di recente).
LA RIFORMA DEI CAMPIONATI (E LE INSIDIE IN CONSIGLIO) – Gravina è stato votato da tanti, perché dai ricchi club della Serie A ai piccoli della Serie C, tutti disperati chi più chi meno, si aspettano che sia in grado di portare aiuti e fondi al calcio italiano con i suoi contatti influenti. Il suo mandato si giocherà su questo, e su quella che è la madre di tutte le battaglie, la riforma dei campionati. Gravina ha sempre parlato di riforma qualitativa e non quantitativa, di ridisegnare i perimetri di professionismo e dilettantismo, magari attraverso quella famosa area del semiprofessionismo (che però non è riuscito a ottenere nemmeno nell’ultima legge delega varata da Spadafora). Cosa voglia dire tutto questo nel concreto non si sa: al di là della retorica, le società andranno tagliate, perché sono troppe, e riorganizzate, perché così il sistema non funziona. Arriveranno i primi problemi. Non a caso Gravina punta a convocare un’assemblea straordinaria, dove spera sia più facile superare i veti incrociati. Ma anche qui servirà la maggioranza qualificata dei tre quarti, mentre in consiglio federale l’opposizione dei Dilettanti rischia di paralizzare tutto, e la presenza come consigliere del guastatore Lotito sarà una spina nel fianco.
Twitter: @lVendemiale
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Gravina, gli obiettivi dopo la rielezione: dalla riforma dei campionati a una legge sugli stadi per sedersi al tavolo del Recovery fund
Dopo il plebiscito di ieri, il pieno mandato, il largo consenso e l’asse di ferro con la Serie A va blindato con le riforme: quella dei campionati, ma anche stadi ed altri favori dal governo. Puntando al piatto più ricco, quello del recovery fund
Il calcio italiano va avanti con Gabriele Gravina. Era già il n. 1 del pallone negli ultimi due anni, quando ha lavorato per questo mondo (e per la sua rielezione). Lo sarà a maggior ragione per i prossimi quattro, dopo esser stato riconfermato alla guida della FederCalcio con percentuali bulgare. Lo hanno votato quasi tutti, calciatori, allenatori, società. È stato quasi un trionfo e in fondo si può capire perché. Gravina può rivendicare di aver fatto ripartire il campionato dopo il lockdown e aver strappato aiuti economici al governo in pandemia, come la discutibile sospensione delle tasse per i ricchi club. Ha fatto gli interessi del pallone, ed è quello che continuerà a fare nei prossimi quattro anni, senza dimenticare i propri (come ad esempio l’elezione nell’esecutivo Uefa, poltrona che vale 150mila euro lordi l’anno). Ora che ha pieno mandato, il largo consenso e l’asse di ferro con la Serie A va blindato con le riforme: quella dei campionati, ma anche stadi ed altri favori dal governo. Puntando al piatto più ricco, quello del recovery fund.
GIUSTIZIA SPORTIVA E PESI ELETTORALI – Le primissime mosse saranno il rinnovo degli organi di giustizia sportiva e dei regolamenti. Sembra burocrazia, quindi forma, ma è sostanza. I vertici di procure e tribunali federali scadono al 30 giugno: sono figure chiave, se guardiamo a quanto peso (anche politico) hanno avuto le inchieste della Procura. Riscrivere le norme, poi, significa mettere ordine all’interno delle componenti, e potrebbe trasformarsi in una sorta di regolamento di conti (o almeno così temono i Dilettanti del rivale Cosimo Sibilia, unica Lega all’opposizione). Questo per arrivare alla ridistribuzione dei pesi elettorali: Gravina ha promesso di dare più potere alla Serie A, che vale solo il 12% dei consensi federali, mentre la Serie C il 17% e i Dilettanti il 34. Per farlo, verrà convocata presto un’assemblea straordinaria.
STADI, FONDI E IL PIATTO RICCO DEL RECOVERY FUND – Da una parte c’è la partita per il “potere” , dall’altra quella dei soldi, che si gioca quasi tutta in Serie A, dove ci sono i club più ricchi, e Gravina ha una forte intesa col presidente Paolo Dal Pino. Non è un caso che nel suo discorso inaugurale abbia parlato di stadi, sogno proibito di tanti patron: di recente il governo è intervenuto già due volte sulla normativa, ma le parole di Gravina fanno capire che il pallone tornerà alla carica, su questo e altre richieste, come sgravi fiscali e sponsor dalle scommesse. Anche perché adesso ha una carta in più da giocare: un contatto privilegiato al ministero dell’Economia, dove il procuratore federale Giuseppe Chinè è appena stato capo di gabinetto del ministro Franco. “Voglio essere egoista nell’ipotizzare che la sua presenza ci possa aiutare”, ha detto lo stesso Gravina (però guai a parlare di conflitto d’interessi). Anche perché sullo sfondo c’è il ricco piatto del Recovery fund, che per lo sport dovrebbe significare soprattutto finanziamenti all’impiantistica: pure il pallone vuole sedersi a tavola. Intanto nelle prossime settimane, sotto l’occhio vigile della Federazione, si decideranno l’assegnazione dei diritti tv e la possibile vendita ai fondi d’investimento stranieri (progetto molto controverso, a cui però anche la Figc ha ammiccato di recente).
LA RIFORMA DEI CAMPIONATI (E LE INSIDIE IN CONSIGLIO) – Gravina è stato votato da tanti, perché dai ricchi club della Serie A ai piccoli della Serie C, tutti disperati chi più chi meno, si aspettano che sia in grado di portare aiuti e fondi al calcio italiano con i suoi contatti influenti. Il suo mandato si giocherà su questo, e su quella che è la madre di tutte le battaglie, la riforma dei campionati. Gravina ha sempre parlato di riforma qualitativa e non quantitativa, di ridisegnare i perimetri di professionismo e dilettantismo, magari attraverso quella famosa area del semiprofessionismo (che però non è riuscito a ottenere nemmeno nell’ultima legge delega varata da Spadafora). Cosa voglia dire tutto questo nel concreto non si sa: al di là della retorica, le società andranno tagliate, perché sono troppe, e riorganizzate, perché così il sistema non funziona. Arriveranno i primi problemi. Non a caso Gravina punta a convocare un’assemblea straordinaria, dove spera sia più facile superare i veti incrociati. Ma anche qui servirà la maggioranza qualificata dei tre quarti, mentre in consiglio federale l’opposizione dei Dilettanti rischia di paralizzare tutto, e la presenza come consigliere del guastatore Lotito sarà una spina nel fianco.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.