Ordineeee! Ordineee! Ordine o Kitikaka fa sgomberare l’aula. Con un cognome così il bel Franco (Ordine) dovrebbe andare in giro con borsello, riga, compasso e goniometro. Cancellare le sbavature di pennarello oltre i contorni delle figurine degli animali. Scolorinare gli sbaffi di biro sul sussidiario. Dire alla maestra che Tacchinardi ha tirato il pallone in tribuna volontariamente perché voleva perdere tempo e far vincere la Juve. Invece Ordine diventato opinion leader indiscusso di Pressing, condotto la domenica a tarda sera dalla Giorgia del nostro cuore, eccolo seriamente compito con l’occhietto a fessura, le labbra strette mosse a tirino come a degustare una portentosa liquerizia, elegante nei suoi completi camicia azzurra, cravatta e gilet bordeaux da autista dei bus, tutto intento a combinare marachelle birichine in collegamento streaming.
Diversamente dalla cabina telefonica all’inglese che fa misteriosamente da sfondo alle spalle di un Massimo Zampini inspiegabilmente in piedi (sindrome Danny De Vito? Sindrome Boldi dopo la fagiolata in Sognando California? Kitikaka approfondirà presto) Ordine adotta uno sfondo vintage: il suo salotto di casa arredato nei gloriosi anni Settanta. Termosifone con ripiano per appoggiare guanti e calze bagnate senza ridurli a mozziconi, tenda bianca vedo non vedo dietro al divano come in un film di Hitchcock, ma soprattutto una cornice dorata a coronare il temibilissimo dipinto acquerellato tra l’astratto e il Teomondo Scrofalo con sconosciutissima firma in basso. Ordine scruta tutti dall’alto, agganciato ad una cuffia calata dietro, sulla nuca, come un dj anni novanta, e un filo tirato tesissimo che esce dall’inquadratura quasi a trascinarlo in cucina. Ogni occasione è buona per seminare dubbi (l’uso del verbo seminare e non di un altro più appropriato è stato attentamente vagliato dai probiviri della Treccani) tra gli ospiti.
Vince l’Inter asfaltando il Milan e tutti sono d’accordo? Ordine, novello Iago, insinua, confabula, pontifica sotterraneamente in modo da dire a nuora perché Sandro Sabatini intenda: “Sono molto divertito perché alcuni tifosi dell’Inter che avevano messo in croce l’Inter adesso devono baciargli le pantofole”. Se non fosse per Sabatini che gli risponde pure in uno dei suoi tradizionali panegirici alla Sabatini tapes (Kitikaka tornerà presto con una puntata amanuense per raccontarveli), l’Ordine birichino rimarrebbe inciso sulle tavole di Mosè immerso nel silenzio di tutto lo studio di Pressing. Hanno appena giurato i ministri del governo Draghi? (e che c’entra?) Ordine saluta tutti in studio e tuona ironico: “Mi hanno appena fatto ministro della transizione calcistica”. Tutti si guardano con gli occhi sgranati e se non fosse per il solito Sandro Sabatini che sta pure a rispondergli, l’autoelevazione del bel Franco a ministro del più fulgido, inimitabile, straordinario, inarrivabile governo della Repubblica, lascerebbe impietriti tutti i partecipanti di Pressing.
Quando poi è Sandro Sabatini ad esibirsi in un suo ragionamento di circa dieci minuti sul centrocampo della Juventus, che noi sintetizziamo così “ditemi se qualcuno del centrocampo dell’Inter di stasera giocherebbe in quello della Juventus”, Ordine rintuzza, interviene, urla da lontano, trascinato dalla moglie attraverso il filo della cuffia verso il cucinotto: “Barella, Barella!”. Interviene Giorgia Rossi che spiega come Sabatini avesse detto il contrario “qualcuno della Juve in quello dell’Inter” ed ecco Ordine ancora spavaldo, a testa bassa, un ariete: “Arthur, Arthur, Arthur”. Quando, infine, Massimo Zampini segnala che la Juve ha perso perché gli mancava mezza squadra titolare, nessuno avrebbe nulla di dire su un dato di fatto incontrovertibile, ma Franco non si trattiene, birichino biricò, semina zizzania, alza il polverone, arriva perfino a mezzo piede a martello, gelo in studio, ordine o facciamo sgombrare l’aula: “Aahhh te ne sei accorto? Quando mancano i giocatori cambia tutto! Che faccia tosta!”.