Con una puntualità quasi svizzera, la riattivazione dell’Area C a Milano spinge a riaccendere anche il dibattito politico-cittadino, ultimamente piuttosto spento. Alla maggioranza di centrosinistra, che spiega la sua scelta con il peggioramento dei dati sull’inquinamento, le opposizioni di centrodestra rispondono con l’aumento dei contagi da Covid19 e lamentando che la riaccensione delle telecamere ai varchi del centro comporterà un ulteriore affollamento dei mezzi pubblici, con conseguenti rischi.
Siccome c’è del vero in entrambe le posizioni, la soluzione non può essere ricavata da un braccio di ferro tra diritti ugualmente esigibili. I temi ambientali e quelli legati alla pandemia si intrecciano su più aspetti, non tutti ancora pienamente spiegati dalla scienza, ma certamente rappresentano due punti fermi sui quali non è possibile retrocedere. Non è nemmeno auspicabile che si raggiunga una mediazione su aspetti collaterali, come il fatto che l’Area C in questo caso venga attivata solo a partire dalle 10:00 del mattino, oppure spostandosi sul più pregnante discorso legato all’inquinamento da riscaldamento.
La questione del trasporto pubblico è ineludibile, ma andrebbe affrontata da un altro punto di vista, ovvero prendendo in considerazione il fatto che, già prima della pandemia, la rete esistente si era dimostrata insufficiente a coniugare i bisogni socio-economici con quelli ambientali. Il milione di auto che quotidianamente entrava in città ogni mattina (e che ovviamente è aumentato per il timore di usare i mezzi pubblici) equivaleva già allora a una pressione troppo elevata per poterla gestire solo con divieti e gabelle.
L’unica via d’uscita sensata consiste in un forte potenziamento della rete Tpl (Trasporto Pubblico Locale), della quale si parla da anni, ma che finora non è stato possibile soprattutto per la difficoltà di trovare una linea comune tra istituzioni governate da forze politiche diverse: il Comune di Milano, ma anche la Città Metropolitana – caso curioso di ente in crisi fin dalla sua nascita – e ovviamente Regione Lombardia.
I rapporti tra questi livelli amministrativi sono stati notevolmente complicati dalla discutibile gestione del Covid-19, ma anche da questo punto di vista bisogna rimarcare il concetto: la crisi pandemica non può distoglierci dalla preesistente questione ambientale, perché pensare di poter felicemente intervenire su uno solo di questi aspetti è una pura illusione.