Politica

Carissima Giorgia, il blocco navale non si può fare: ecco perché

Posso attaccare Giorgia Meloni? Me lo consentite? Eh sì, perché la buonissima Giorgia, la cristianissima Giorgia, la “mammissima” Giorgia rilancia, per l’ennesima volta, il blocco navale per combattere l’immigrazione clandestina.

E allora? penserete. Che c’è di male? È una proposta politica come tante altre, da parte sua nemmeno tanto originale. Che c’è di male?

C’è che il blocco navale non si può fare! È giuridicamente e tecnicamente impossibile. Politicamente folle. Perché, se anche si facesse, sarebbe un vero e proprio atto di guerra contro persone e bambini (sì, bambini, “mammissima” Giorgia) inermi e indifesi. Persone di cui, oltretutto, non si conosce lo status giuridico: rifugiati politici? Migranti economici? Ma andiamo un attimo a passo lento e cerchiamo di spiegare meglio.

Cara Giorgia, il blocco navale è un’azione militare finalizzata a impedire l’accesso e l’uscita di navi militari e mercantili dai porti di un Paese. È regolato dal diritto internazionale, in particolare dall’articolo 42 dello statuto delle Nazioni Unite. Il blocco navale richiede una dichiarazione di guerra e una serie di adempimenti come l’istituzione del “tribunale delle prede” che serve a regolare le catture. Sì, perché per chi tenta di forzare il blocco non è previsto né l’affondamento né il respingimento, ma la cattura. Un ipotetico blocco navale comporterebbe, quindi, che tutti i natanti che forzano il blocco siano condotti in un porto del paese che ha imposto il blocco stesso. Paradossale se si pensa che chi sventola il blocco come soluzione vorrebbe proprio evitare l’arrivo in Italia dei barconi. Ma non è finita.

Uno dei requisiti che deve soddisfare un blocco navale è quello dell’effettività. Qualcuno si è chiesto quante navi servirebbero per fare un blocco navale della Libia? Evidentemente no. Ecco solo un esempio per capire gli ordini di grandezza in gioco. La Marina italiana ha fatto, sotto mandato Onu, un blocco navale sul Libano chiamato “Operazione Leonte”. Sono state schiarate mediamente 6-8 unità militari per controllare una superficie di 5000 miglia nautiche quadrate, con una probabilità di intercetto dei mercantili del intorno al 90%. La superficie da coprire in Libia sarebbe circa 8 volte quella coperta in Libano.

Quindi, facendo un rapido conto della serva, parliamo di 64 unità navali, circa il doppio di quelle in servizio nella Marina Militare italiana. Ad essere più pignoli nemmeno 64 basterebbero perché il dato di intercetto del 90% era tarato su mercantili che hanno una segnatura radar infinitamente maggiore di gommoni e barchini. Ma i problemi non sono finiti, perché mentre i mercantili partono solo da un numero N di porti noti, un gommone può partire da qualsiasi punto della costa, rendendo così molto più difficile il tracciamento e l’identificazione. Senza voler spaccare il capello, e mantenendoci conservativi in difetto, possiamo dire che quelle 64 unità dovrebbero essere moltiplicate almeno per 3. Tutto senza senso. E questo sforzo enorme, Giorgia santissima, per cosa? Per catturare i barchini, portare gli immigrati in Italia (e già!) e vendere, eccolo il guadagno, i natanti al “tribunale delle prede”!

Riassumendo, il blocco navale è operativamente irrealizzabile, inadatto allo scopo, inutile, illegale, politicamente inopportuno. E ha anche un bel po’ di grottesco. E allora, cristianissima Giorgia, le cose sono due: o sei una pericolosa bugiarda o sei una pericolosa guerrafondaia. In entrambi i casi fai politica instigando odio. Quell’odio che tu, evidentemente, vuoi combattere solo quando tocca direttamente la tua persona.

Ps. Ah, dimenticavo: tutta la mia solidarietà umana per le ignobili offese che hai subito.