Sono rientrate a Ciampino intorno alle 23 di ieri sera le salme dell’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi lunedì durante un agguato in Nord Kivu insieme al loro autista Mustapha Milambo, mentre viaggiavano in un convoglio del Pam (il Programma alimentare mondiale dell’Onu) in una missione nell’est del Paese. Oggi si svolgeranno le autopsie al Gemelli e i risultati saranno consegnati in Procura, ha dichiarato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nel corso della sua informativa al Parlamento.
Congo, la decisione del governo – Intanto, il governo di Kinshasa ha deciso che “tutti i diplomatici presenti sul territorio nazionale” del Congo “sono obbligati a segnalare all’esecutivo qualsiasi spostamento all’interno del Paese”. Oltre che “informare assolutamente il ministero degli Affari esteri” prima di ogni trasferta, i diplomatici dovranno anche “segnalarsi” alle autorità locali al loro arrivo, ha precisato la ministra degli Esteri. Nel frattempo è stato sospeso dalle sue funzioni l’autore del comunicato ufficiale del governo che lunedì attribuiva l’assalto alle Fdlr.
La sicurezza, l’Onu, l’inchiesta: Di Maio in Parlamento – Tanti i punti da chiarire sulla dinamica dell’attacco e sulle responsabilità dell’organizzazione della missione, gestita dall’Onu. Intanto una squadra di Carabinieri del Ros, su delega della Procura di Roma, è a Goma per una prima missione investigativa. Attanasio si trovava da venerdì sera nell’area più pericolosa del Paese senza auto blindata e senza una scorta adeguata. “A differenza di quanto riportato da alcuni organi di stampa, vorrei chiarire che l’ambasciata è dotata di due vetture blindate, con le quali appunto l’ambasciatore si spostava in città e per missioni nel Paese, sempre accompagnato da almeno un carabiniere a tutela”, ha precisato Di Maio in Parlamento, ricordando che fin dalla partenza da Kinshasa – che dista quasi 2500 chilometri da Goma, percorsi dai due italiani su un aereo della Monusco, la missione Onu in Repubblica Democratica del Congo – Attanasio e Iacovacci sono stati presi in carico dall’Onu. “L’ambasciatore e il carabiniere si sono affidati al protocollo delle Nazioni Unite, che li ha presi in carico fin da Kinshasa, su un aereo della missione Onu Monusco, per il viaggio fino a Goma. La missione si è svolta su invito delle Nazioni Unite”, ha aggiunto, puntualizzando che “quindi anche il percorso in auto si è svolto nel quadro organizzativo predisposto dal Programma Alimentare Mondiale”. Per questo, ha aggiunto, “al Pam e all’Onu abbiamo inoltre chiesto formalmente l’apertura di un’inchiesta che chiarisca l’accaduto, le motivazioni alla base del dispositivo di sicurezza utilizzato e in capo a chi fossero le responsabilità di queste decisioni”, sottolineando di aspettarsi “nel minor tempo possibile, risposte chiare ed esaustive”.
Lo scontro a fuoco con gli assalitori – Del convoglio “facevano parte, oltre all’Ambasciatore e al Carabiniere, anche 5 membri del Pam, tra cui il vice direttore per il Congo Rocco Leone – attualmente ricoverato sotto choc a Goma, ndr – Il convoglio è stato attaccato alle 10,15 all’altezza del villaggio di Kanya Mahoro, nei pressi di una località chiamata ‘Tre Antenne’. Il gruppo, formato da 6 elementi, avrebbe costretto i mezzi a fermarsi ponendo ostacoli sulla strada e sparando alcuni colpi di armi leggere in aria”.
Dopo aver ucciso l’autista del Pam “per costringere le loro vittime a lasciare la strada ed entrare nella boscaglia“, gli assalitori avrebbero condotto il resto dei membri del convoglio nella foresta“, ha continuato rivolgendosi al Parlamento, e fornendo le prime ricostruzioni dei fatti arrivati dalle autorità locali della Repubblica democratica del Congo e gli elementi raccolti finora dal Pam. “Poco distante dal luogo dell’evento era appunto presente una pattuglia di Ranger dell’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura, di stanza presso il vicino parco di Virunga e un’unità dell’Esercito, che avrebbero cercato di recuperare i membri del convoglio”, ha proseguito Di Maio. “Nelle fasi immediatamente successive, secondo quanto dichiarato dal Ministero dell’Interno congolese, nel momento in cui la pattuglia di Ranger ha intimato agli assalitori di abbassare le armi, o semplicemente ha mostrato le armi al seguito, questi ultimi avrebbero aperto il fuoco contro il militare dell’Arma dei Carabinieri, uccidendolo, e contro l’Ambasciatore italiano, ferendolo gravemente. La pattuglia di Ranger e l’Unità dell’Esercito successivamente avrebbero evacuato l’Ambasciatore italiano presso l’ospedale Monusco di Goma, dove sarebbe avvenuto il decesso a causa delle ferite riportate nell’attacco. A riguardo, si specifica inoltre -ha aggiunto Di Maio – che il responsabile del convoglio avrebbe negoziato con gli assalitori per allontanarsi dall’area e portare i feriti in una zona sicura”. “Il Governatore del Nord-Kivu ha confermato – ha proseguito – che i sei assalitori, dopo aver sparato colpi in aria e bloccato il convoglio, hanno ordinato ai passeggeri di scendere dai veicoli. Il rumore degli spari ha allertato i soldati delle Forze Armate congolesi e i ranger del parco Virunga che, trovandosi a meno di un chilometro di distanza, si sono diretti verso il luogo dell’evento”.
“Regione del Congo fatta di grandi ricchezze, povertà e violenza” – Il ministro degli Esteri ha ricordato che il Vice Segretario Generale per le Operazioni di pace delle Nazioni Unite, Jean-Pierre Lacroix, ha annunciato lo stesso lunedì l’avvio di un’indagine da parte di Monusco. L’imboscata di lunedì, ha continuato Di Maio, “è avvenuta in una regione dal contesto securitario assai fragile” in un Paese che “incarna alcune delle contraddizioni del continente africano, enormi ricchezze naturali, povertà e violenza“. Il Congo ha “la seconda riserva di rame al mondo, un quarto dell’oro globale, un terzo dei diamanti, l’80% di cobalto e coltan, minerali sempre più ricercati per cellulari e batterie – ha sottolineato Di Maio – Ma è uno dei fanalini di coda per indice di sviluppo umano“. E si stima siano “oltre 13 su 99 i milioni di congolesi in situazione di grave precarietà“. Nella regione orientale del Paese, ha proseguito, “si contano oltre 120 gruppi armati, proliferano autorità paramilitari e forze ribelli, che da decenni si contendono il controllo del territorio, alimentando un’economia informale di guerra che vive dello sfruttamento illegale delle risorse minerarie, di contrabbando ed estorsioni”.