Calcio

L’Atalanta resiste in 10 per oltre un’ora, poi è costretta a cedere al Real: ora serve l’impresa in Spagna

La Dea resta in dieci dopo 18 minuti (espulso Freuler). Esce anche Zapata per un infortunio. Ma i nerazzurri non accusano il doppio colpo e arrivano a infastidire spesso la retroguardia madrilena. Poi il gol subito nel finale

Perde di misura l’Atalanta con il Real Madrid: a Bergamo l’andata degli ottavi di Champions finisce uno a zero per i blancos, grazie al gol di Mendy in una serata decisamente sfortunata. E dire che l’idea dell’Atalanta che gioca in Champions col Real fino a qualche anno fa sarebbe stata utopico, mentre l’Atalanta che agli ottavi di Champions col Real Madrid ci gioca in dieci sarebbe stata una figura retorica per disegnare una situazione impossibile, una sproporzione troppo, troppo evidente. E invece i bergamaschi, che in 10 contro il Real hanno giocato tre quarti della gara d’andata, ingiustamente, hanno mostrato che quella sproporzione, semplicemente, non c’è. Purtroppo hanno beccato gol nel finale i nerazzurri: fatali quei minuti come era stato col Psg, quando Marquinhos al novantesimo aveva interrotto un sogno. Stavolta il sogno Mendy non lo interrompe, ma l’impresa a Valdebebas al ritorno ovviamente si fa molto più difficile.

Certo è che sulla partita dell’Atalanta pesa una macchia enorme: l’espulsione di Freuler dopo diciotto minuti per un fallo da ultimo, un cartellino rosso che proprio non c’era. E che gli dei in questa serata non fossero teneri nei confronti della Dea lo dimostra anche l’infortunio di Zapata pochi minuti dopo quell’espulsione, col bomber colombiano costretto ad uscire. Ma i nerazzurri non hanno accusato il doppio colpo. Anzi, hanno continuato a giocare come sempre: da squadra che sfianca l’avversario, chiunque esso sia, proprio perché non guarda in faccia a nessuno, arrivando a infastidire spesso la retroguardia madrilena. E dire che Zidane aveva ascoltato le preghiere di Gasperini della vigilia non scendendo in campo e preferendo guidare le merengues dalla panchina.

È sceso in campo purtroppo Stieler, arbitro tedesco che non ne ha beccata una: l’espulsione nerazzurra non esiste e ha cambiato gli equilibri del match, la gestione dei cartellini pessima. Insomma, una direzione che non esiste. E che fosse serata no lo ha confermato anche Ilicic: lo sloveno, notoriamente doctor Jekyll e mr Hyde nell’alternare partite in cui pattina sul terreno di gioco irridendo gli avversari e prestazioni irritanti in cui sembra uno capitato lì per caso, ha scelto la seconda versione quando Gasp lo ha mandato in campo, costringendolo a riportarlo in panchina dopo mezz’ora in campo a costo di restare praticamente senza attaccanti.

La Dea però ha tenuto e un Real sornione che ha badato a non prenderle ha vinto per un episodio: un tiro da fuori di Mendy dopo un calcio d’angolo all’86esimo che si è infilato all’angolino. Forse troppa grazia per le merengues ben arginate fino a quel momento da Toloi e Romero in formato monumentale. È a tutti gli effetti un rimpianto perché in 11 uomini, e con un Real che non è quello degli ultimi anni, questa Atalanta avrebbe dato bei grattacapi alle merengues e a Zidane. Si può ribaltare: la squadra di Gasperini, con una prestazione delle sue può anche fare l’impresa al Di Stefano al ritorno, magari sperando anche di recuperare un po’ di quella fortuna che in questa andata degli ottavi Champions ha voltato completamente le spalle.