Vaccini prioritari per le persone con disabilità e i loro caregiver, potenziamento del Fondo per le non autosufficienze (Fna), più risorse per il Dopo di noi volto a garantire un futuro adeguato alle persone più fragili dopo la scomparsa dei genitori. E ancora: più investimenti per l’inclusione lavorativa, visto che in Italia solo un disabile su tre in età lavorativa ha un’occupazione, garantire continuità didattica per tutti i circa 270mila alunni disabili, più attenzione ai progetti di Vita indipendente e all’abbattimento delle barriere architettoniche soprattutto nel Sud, ma non solo. Sono questi i temi principali in agenda su cui associazioni e famiglie chiedono un impegno concreto alla nuova ministra della Disabilità, la leghista Erika Stefani. Il premier Mario Draghi ha creato un ministero ad hoc, però senza portafoglio, ed è la seconda volta che accade dopo il precedente del governo Conte 1. In quell’occasione le organizzazioni, gli operatori del settore e le famiglie si erano divise sulla creazione di un ministero specifico, visto da una parte come “svolta epocale” e dall’altra invece come “rischio flop”. “Le aspettative erano significative ma i risultati per migliorare la qualità delle donne e uomini con disabilità sono stati pochi”, sostiene la Fand (Federazione tra le associazioni nazionali delle Persone con disabilità). Allora l’esponente politico che aveva ricoperto quel ruolo era il leghista Lorenzo Fontana, ministro della Famiglia con delega alla disabilità. La neo-ministra è a sua volta esponente del Carroccio ed è tornata a far parte di un esecutivo dopo l’esperienza nel governo gialloverde, quando dal 1 giugno 2018 al 5 settembre 2019 è stata ministra per gli Affari regionali e le Autonomie. “Non si è mai occupata di disabilità, ci domandiamo dove sia finita la competenza tanto sbandierata per la formazione del governo Draghi?” si domanda il presidente del Comitato famiglie disabili lombarde. Ma al di là di chi ricoprirà il ruolo, a far discutere nei giorni scorsi, dopo che a sollevare il tema è stato il consigliere regionale dem Iacopo Melio, è stata proprio la decisione di istituire un ministero ad hoc che secondo molti sarebbe solo “discriminante” e non apporterebbe veri benefici al mondo della disabilità.
Il nodo vaccini – Contattato da Ilfattoquotidiano.it, il presidente della Fand Nazaro Pagano ha messo in chiaro quali sono secondo lui gli atti prioritari da realizzare: “Rispetto alla prima esperienza bisogna sicuramente fare meglio, con il potenziamento delle risorse da destinare alle politiche sociali, di cura e assistenza, di sostegno attivo alle persone disabili e le loro famiglie”. Secondo Pagano “con la pandemia ancora in corso, ora il primo punto su cui il nuovo ministro dovrà lavorare con il ministro della Salute e i colleghi del governo è il Piano di vaccinazione, dando effettiva priorità ai disabili e ai loro caregiver”. Il numero uno di Fand, infatti, fa sapere che “insieme ad altre organizzazioni nazionali siamo già al lavoro per organizzare nei prossimi giorni un incontro con la neo-ministra”. In agenda il nodo vaccini, ma anche le tante tematiche che si sono aggravate con la pandemia, “come l’inclusione lavorativa delle persone fragili e il diritto allo studio degli studenti disabili. Diremo alla ministra che nessuno deve essere dimenticato come purtroppo è accaduto in diverse occasioni anche nella prima fase dell’emergenza sanitaria”.
“Potenziare la legge sui caregiver” – Le conseguenze del Covid, infatti, si sono fatte sentire soprattutto tra le famiglie con persone non autosufficienti a carico. Come in Lombardia, una delle Regioni più colpite durante la prima ondata. “Auspichiamo che possa essere migliorata subito la legge sui caregiver con molte più risorse da destinare, anche perché l’Italia risulta troppo indietro rispetto a molti partner europei“, dice al Fatto.it Fortunato Nicoletti, presidente del Comitato famiglie disabili lombarde. “Chiediamo che vengano aumentati i sostegni economici al Fondo per le non autosufficienze, al momento insufficienti per soddisfare le esigenze delle famiglie”. L’agenda dei temi da affrontare è fitta e molte organizzazioni si sono sentite “tradite” dalle tante, forse troppe, promesse fatte negli ultimi anni. “L’accessibilità, l’eliminazione delle barriere architettoniche, le pari opportunità e l’inclusione sociale sono i grandi fari da seguire con la doverosa attenzione” aggiunge Nicoletti. Secondo il presidente del Comitato “il fatto che Stefani sia una leghista così come il presidente della Regione Lombardia potrebbe essere un aspetto positivo, per poter attivarsi meglio e attuare più velocemente quei provvedimenti che spesso rimangono fermi tra gli uffici dei ministeri romani e il Pirellone”. Nicoletti sottolinea però “che non bisogna creare disuguaglianze territoriali e dare pari dignità e opportunità a qualsiasi disabile a prescindere dal luogo di residenza. La pandemia ha evidenziato che esistono cittadini di serie A e di serie B”.
Gli altri dossier, come il Codice unico fermo da 2 anni – Le associazioni insistono quindi sul potenziamento del Fna, accresciuto di 90 milioni nel 2020 ma ritenuto ancora troppo esiguo, e soprattutto sulla scrittura del Codice Unico per le persone con disabilità, votato dal Consiglio dei ministri con l’approvazione del decreto Semplificazioni a fine 2018 ma rimasto dopo oltre 2 anni senza contenuti e piani operativi. “Bisogna intervenire subito – ripetono le associazioni contattate – sugli aspetti che sono peggiorati a causa della pandemia e che riguarderanno direttamente o indirettamente il nuovo ministro della Disabilità: il sostegno scolastico, l’assistenza domiciliare, il potenziamento di servizi socio-psico-assistenziali, i Centri diurni per disabili (Cdd), le Residenze sanitarie disabili (Rsd), i progetti di Vita indipendente”.
Un ministero per la Disabilità, le perplessità – Tutta la partita ora sarà gestita da Stefani, ma le associazioni non sono sicure che un dicastero ad hoc – tra l’altro senza portafoglio – sia la soluzione ideale. Rispetto al primo tentativo del Conte 1 c’è, infatti, maggiore cautela e minore entusiasmo: “La prima volta che fu istituito il dicastero penso che avesse bisogno di un certo rodaggio e di una necessaria continuità amministrativa, dando finalmente concretezza a quelle esigenze e bisogni che tanti di noi del mondo associativo auspicavamo e chiedevamo di realizzare alla politica– dice Pagano della Fand – Vogliamo vedere i risultati piuttosto che gli impegni verbali, noi faremo sempre la nostra parte”. Più duro il giudizio di Nicoletti in Lombardia: “Siamo assolutamente contrari ad un ministro per la Disabilità perché vuol dire certificare una categoria, perché la disabilità deve entrare in ogni ministero con le sue tante sfumature e particolari bisogni”. A suo parere, inoltre, “non è stato prodotto quasi nulla per migliorare per aiutare le famiglie dei disabili e questo purtroppo non fa ben sperare. Francamente siamo stufi delle promesse, la pandemia ha scoperchiato le tantissime fragilità sui temi come quello del diritto allo studio per tutti, assistenza domiciliare, servizi sociali. Ancora una volta sono colpiti i soggetti più deboli in un momento dove bisogna aiutarli”.
I dubbi del Terzo settore sulle competenze di Stefani – Sullo sfondo ci sono poi i dubbi delle associazioni sulle competenze in materia della neoministra. Stefani non ha un curriculum legato al mondo del Terzo settore, dell’associazionismo che si prende cura dei disabili. Nel 2009 si era presentata alle Comunali come candidata del Carroccio a Trissino, è stata eletta e ha ricoperto le cariche di vice-sindaca e assessore all’Urbanistica. La ‘svolta’ politica c’è stata nel 2013, quando alle Politiche è stata eletta senatrice con la coalizione di centrodestra. Durante la legislatura, è stata vicepresidente del gruppo Ln-Aut dal 15 luglio 2014, membro della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, componente della commissione Giustizia. Inoltre, ha fatto parte della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su violenza di genere; del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa; della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Era anche membro della commissione di inchiesta sul rapimento e morte di Moro. Alle elezioni del 4 marzo 2018 ha ripetuto il successo delle precedenti Politiche ed è stata rieletta nel collegio uninominale di Vicenza. Poi è approdata, con Conte, al ministero chiamato ad occuparsi dei rapporti con le Regioni. Ora torna sotto i riflettori con l’esecutivo Draghi. Stefani durante la prima esperienza come ministra aveva presentato le iniziative per il turismo accessibile definendole “un’occasione di inclusione sociale”. “E’ l’unico suo riferimento alle persone disabili? Troppo poco” rispondono le associazioni.