E sono otto fra tamponi, pungi/dito, test a caccia di anticorpi ai quali mi sono pedissequamente sottoposta negli ultimi 9 mesi. Non appartengo a nessuna categoria a rischio contagio (personale sanitario, forze dell’ordine, insegnanti… ), non faccio assembramenti e non ballo la movida, mi sono sempre attenuta ai protocolli e alle big farm farmaceutiche avrò lasciato un tesoretto di qualche centinaia di euro. Adesso proviamo a moltiplicarlo per un numero, sicuramente approssimativo per difetto, di qualche centinaia di migliaia di persone (anche milioni) che come me continuano a sborsare soldi per farsi testare, per il bene della comunità.
Intanto la bestiacca che subdolamente mi aveva contagiato durante la prima ondata della pandemia mi aveva lasciato una corazza di anticorpi che fino a metà dicembre, data del mio ultimo test sierologico, mi aveva protetto. Forse lo scudo funziona ancora, chi può dirlo con certezza.
Qualche speranza ce l’ha data Luca Lorini, Direttore del Dipartimento di Emergenza dell’ospedale San Giovanni XXIII di Bergamo, intervistato domenica scorsa da Fabio Fazio a “Che tempo fa”: a dimostrazione che i linfociti hanno una memoria lunga su una paziente di 98 anni sono state trovate tracce di anticorpi della spagnola, la terribile epidemia del 1918 che causò una delle più gravi crisi sanitarie della storia dell’umanità, con il suo carico di 50 milioni di morti.
Il mio ultimo tampone nasofaringeo, ovviamente negativo, risale a una decina di giorni fa, in procinto di partire per Svizzera. Ma alla frontiera non mi danno neanche la soddisfazione di mostrare la mia certificazione, si sono accontentati della auto/dichiarazione: non sono portatrice di Covid. Nel paese di Heidi (551.355 contagi) diminuiscono i numeri ma aumenta la crisi sociale e c’è chi vorrebbe l’impeachment per il troppo rigido ministro della salute, Alain Berset. Ristoranti chiusi dal 22 dicembre e lo resteranno fino ad aprile.
L’eccesso di informazione crea disinformazione: a un’amica che si reca in Austria chiedono il tampone in entrata e non in uscita. Ultimo bollettino, i casi di Covid nel mondo superano i 112 milioni, vaccini a tappeto, a Milano gli anziani sono in lista d’attesa e aspettano la “chiamata”, a Napoli, mia madre, 85 anni, è stata vaccinata, per grazia ricevuta, e corre ad accendere un cero a San Gennaro. Un’altra amica invece corre a Montecarlo per farsi vaccinare. A Parigi sono avanti, e stanno già facendo il secondo giro di vaccini. Serviranno poi alla girandola di varianti? Boh, è questa la Grande Incognita. Il Covid, in alcuni casi, sembra essere più smart del vaccino. Bill Gates ci tranquillizza: il virus cinese sarà sconfitto nel 2022.
Andiamoglielo a dire a ristoratori e albergatori alla canna del gas. Il Wall Street Journal vede un miglioramento della situazione per i paesi ricchi già nel 2021, hélas, in base alla disponibilità del vaccino. Gates, filantropo, vate e visionario, già nel 2015 parlava di eventuale minaccia virus: “Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nelle prossime decadi, è più probabile che sia un virus molto contagioso e non una guerra. Non missili ma microbi”.
I morti nel mondo per il momento sono 2 milioni e mezzo. Si è sbagliato di qualche milione.
Si punta sull’immunità di gregge globalmente parlando.
Io non ho più ceri da accendere, neanche a San Gennaro.
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