Niente ministro. E neppure sottosegretario: nel governo Draghi lo sport continua a non esistere. Dopo la mancata creazione del Dicastero, tutti si aspettavano il nome della persona a cui sarebbe stata affidata la delega. C’è stato il solito bailamme di ipotesi, rivendicazioni, veti incrociati. E alla fine nulla. Il comunicato del Consiglio dei ministri ha liquidato l’argomento in una riga: “Sarà successivamente designato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport”. L’ennesimo rinvio. La ragione? Troppe pressioni. Dei partiti, del Coni, di tutti.
Lo sport rimane un punto interrogativo per il governo Draghi, in controtendenza rispetto a quello Conte che aveva scelto di creare un Ministero e affidarlo a Vincenzo Spadafora. I giudizi sul suo mandato sono controversi e forse anche per questo è stato deciso di non avere più un Dicastero. Una scelta che non per tutti rappresentava un passo indietro, sicuramente non per il Coni di Giovanni Malagò, ben felice di non avere più un’autorità forte a Palazzo Chigi (perché significa più libertà di manovra per il Comitato olimpico che, storicamente, diventa il Ministero in assenza di un ministro). La decisione comunque era stata seguita anche da una buona dose di polemiche da parte del mondo dello sport e infatti il premier aveva subito rimediato, sottolineando la sua importanza nel discorso al Senato: “Il fatto che non abbia detto nulla sullo sport, non significa che sia meno importante. Questo governo si impegna a preservare e sostenere il sistema sportivo italiano tenendo conto della sua peculiare struttura”. Parole accolte positivamente, che sembravano il preludio all’assegnazione della delega.
Quando si è trattato di assegnare i Ministeri nessun partito ha reclamato per sé lo sport (di cui non si è mai parlato nelle prime consultazioni), ma al secondo giro dei sottosegretari tutti l’hanno preteso, ponendo veti incrociati. Il Movimento 5 stelle di cedere anche su questo fronte non ne vuole sapere, può proporre il suo responsabile Sport, Simone Valente. La Lega è sempre vigile con Giorgetti, che anche dal Mise continua a seguire con attenzioni le sorti di questo mondo a cui tiene molto. Pd e Italia Viva reclamano il loro turno, con una schiera di parlamentari (da Luciano Nobili a Daniela Sbrollini). Persino Spadafora gioca una partita tutta sua e avrebbe accettato la retrocessione da ministro a sottosegretario pur di mantenere il suo ruolo. A un certo punto sembrava che la casella fosse indirizzata verso il centrodestra, in particolare Forza Italia che ha due parlamentari impegnati nello sport (forse fin troppo per essere sottosegretari) come il n.1 del nuoto, Paolo Barelli, e quello dei Dilettanti, Cosimo Sibilia, e l’ex olimpionico Marco Marin. Sullo sfondo, le continue dichiarazioni, pressioni, intromissioni del Coni, che dopo aver esultato per l’assenza del ministro vuole completare l’opera con la nomina di un sottosegretario amico (o “competente”, come preferisce chiamarlo Malagò): si è fatto il nome di Diana Bianchedi (inverosimile perché per anni legata al Comitato), ma l’identikit potrebbe assomigliare più a quello di Fabio Pigozzi, rettore dell’Università del Foro Italico. Draghi si è spazientito e non se n’è fatto nulla.
La maggioranza è riuscita a trovare l’accordo sui massimi sistemi di economia, giustizia, interni, ma non su questa materia apparentemente marginale eppure così divisiva. Il risultato, per certi versi paradossale, è che lo sport resta praticamente l’unica delega ancora non assegnata. Draghi potrebbe anche non farlo mai, tenerla per sé o per il sottosegretario Garofoli, ma lo stringato comunicato lascia intendere diversamente. Un sottosegretario probabilmente ci sarà. Certo, se fino a ieri sembrava scontato che fosse un politico, adesso risalgono le quotazioni di un tecnico, perché l’assegnazione della delega a questo o quel partito rischierebbe di rompere il delicato equilibrio trovato fra le forze della maggioranza. Lo sport aspetta.