Irriducibili. Non arretrano neppure di fronte all’evidenza l’assessora regionale alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin, che ogni anno amministra più di dieci miliardi di euro di bilancio, e il governatore-76-per-cento Luca Zaia. La Regione ha deciso di vaccinare gli over 80 cominciando dai più “giovani”, ovvero dagli ottantenni. E così agli ultra-novantenni, disponibilità di dosi permettendo, si arriverà in estate. Ma di fronte alle proteste dei sindacati dei pensionati e di molti Grandi anziani, il 17 febbraio l’assessora aveva dichiarato: “L’impostazione seguita a livello internazionale, nelle linee-guida di vaccinazione è di cominciare dagli over 80”. Tutta colpa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è il ragionamento, a cui il Veneto si sarebbe adeguato. Poi però Ilfattoquotidiano.it ha svelato che le altre Regioni stanno facendo diversamente. Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte, seguono l’ordine inverso, dai centenari in giù. Lazio, Campania e Friuli Venezia Giulia hanno aperto le prenotazioni a tutti gli ultraottantenni, senza distinzioni. Allora l’assessora ha cambiato fonte.
Chi ha deciso che la vaccinazione cominciasse in Veneto (e in Umbria) dalla classe 1941, ovvero dagli ottantenni? Ineffabile, il 21 febbraio la risposta l’ha data in un’intervista a Il Gazzettino: “Lo prevede il piano nazionale. Si comincia con la fase 1/A rivolta ai sanitari e agli operatori e agli ospiti delle Rsa, le case di riposo per intenderci, poi c’è la fase 1/B degli over 80 che abitano a casa propria”. Peccato che la fase 1/B (secondo il decreto del 2 gennaio scorso del Ministero della Salute) non preveda priorità, soltanto l’impegno a vaccinare gli ultraottantenni. Lanzarin si è schermata dietro le strutture tecniche di vertice della Regione: “Le linee nazionali sono queste e la nostra direttrice della Prevenzione, la dottoressa Francesca Russo, mi ha confermato che è una indicazione delle vaccinazioni”. Ma come la mettiamo con il comportamento difforme rispetto alle linee nazionali delle altre Regioni? L’assessora ha risposto così: “Mi è stato detto che qualche regione è partita dai novantenni, ma non ho notizie in merito. Noi rispettiamo le indicazioni nazionali”.
Possibile che un assessore regionale di una delle sanità considerate tra le migliori d’Italia non abbia “notizie in merito” rispetto alle altre regioni su un tema così delicato, visto che il Veneto si batte per l’autonomia? A ricordarle il problema ci ha pensato Arrigo Cipriani, il patron dell’Harry’s Bar, che dall’alto dei suoi 88 anni (è nato a Verona 1l 23 aprile 1932) ha ricordato: “Sono senza età, portavoce vivente di alcuni vecchietti miei concittadini che hanno superato gli 85 anni e che possono con pieno diritto essere annoverati tra gli ormai inutili e scomodi superstiti delle tempeste della vita. Sembra infatti che la difficile scelta di vaccinare gli over 80 si fermi alla sbarra di confine degli 85”. Per tutti gli altri può avere un’importanza relativa, non per chi fa parte di quella fascia d’età.
E così la terza piroetta arriva il 24 febbraio. Lanzarin fornisce un’altra versione: la scelta non deriva più dalle indicazioni internazionali, non più dal governo italiano, ma dalla “prassi”. “Abbiamo seguito le linee guida in essere per le vaccinazioni che già ci sono, abbiamo seguito la prassi, quindi abbiamo fatto la chiamata diretta per primi agli over 80 mandando a casa di ciascuno una lettera”. A questo punto si è aperto anche l’ombrello protettivo del governatore Zaia. “Abbiamo sempre fatto così e così stiamo facendo. Abbiamo preferito partire dagli over 80 e non dagli over 100 perché i primi hanno maggiore mobilità, relazioni e sociali. Umanamente dispiace non poter accontentare tutti, ma avendo pochi vaccini i casi sono due: o parti da sopra gli 80 o parti da sotto”. Vuoi vedere che la colpa è sempre di qualcun altro?