L’assemblea del Pd è stata convocata per il 13 e 14 marzo. Ad annunciarlo è stato il segretario Nicola Zingaretti, intervendo in apertura durante la direzione del partito. “Dobbiamo aprire una discussione sul futuro dell’Italia, il ruolo del Pd dopo la formazione del governo Draghi e quanto ci aspetta nei prossimi anni. E’ il tempo di una rigenerazione del Partito democratico“, ha detto l’inquilino del Nazareno. Bisognerà capire come si presenterà Zingaretti all’importante appuntamento dem: si dimetterà per tentare di ricomporre il composito quadro interno? Punterà su una relazione che fortifichi la sua maggioranza? Sul piatto c’è il futuro dei dem non solo a livello di equilibri interni, ma soprattutto sul fronte delle alleanze. In questo senso l’intervento del segretario di oggi rappresenta la linea dei dem fino a oggi. “Io voglio un Pd dai contenuti chiari e a vocazione maggioritaria, cioè che lavora nell’interesse del Paese, ma che non si deve ridurre a forza di testimonianza, ma che attorno alle proprie convinzioni costruisce alleanze e non si limita solo a testimoniare“.

Insomma, Zingaretti insiste sul fronte del dialogo dei dem coi 5 stelle, contrariamente ad altri big del Pd come Giorgio Gori e Stefano Bonaccini che invece sono contrari all’interlocuzione coi grillini. Anche per questo alla direzione il segretario ha ricordato i successi della sua gestione: “Quattordici dei 24 mesi di questa segreteria sono trascorsi sotto la pandemia e malgrado questo il Pd è tornato protagonista e centrale malgrado, purtroppo, la sua esigua forza parlamentare che ha pesato anche in queste ore di formazione del governo”. Chiaro riferimento al risultato elettorale di Matteo Renzi. “I Decreti Salvini – ha continuato Zingaretti – sono stati approvati da questo Parlamento, I decreti Lamorgese sono stati approvati da questo Parlamento. Non ci ha regalato niente nessuno. Ci siamo riusciti grazie al lavoro del Pd, del sottosegretario Mauri, del ministro Lamorgese, non è stato per la divina Provvidenza che ci siamo riusciti, ma abbiamo raggiunto il risultato per la nostra buona politica, partendo da numeri esigui e facendo alleanze parlamentari“. Sul governo Draghi, Zingaretti ha spiegato che “nei prossimi mesi sarà tutto più complesso e non meno. Il nostro peso nel governo ora è ridimensionato a quello del nostro peso parlamentare, ma se dovremo combattere lo faremo. La vocazione unitaria assieme a quella maggioritaria sarà necessaria per evitare che il partito imploda e si allontani dalla vita delle persone”.

A questo proposito il governatore del Lazio ha voluto replicare alle accuse: “Se provassimo ogni tanto – fatemi dire con ironia – per sbaglio a non polemizzare su tutto ma a riuscire a guardare le cose concrete, tutto sarebbe più semplice e ci farebbe capire quale è il Pd che serve: una forza riformista, con contenuti chiari a vocazione maggioritaria e che non vuole essere una forza solo di testimonianza ma che attorno a una propria visione, costruisce le alleanze e i numeri per vincere”, ha insistito, respingendo le critiche per l’esigua presenza di donne nella componente dem al governo. “Mi assumo tutta la responsabilità politica di aver condotto il Pd ad accettare le scelte fatte in un percorso difficile, inedito ma continuo a credere positivo. E allo stesso tempo rifiuto l’accusa di guidare un gruppo dirigente non attento o insensibile al tema di genere. Non è questa la nostra o la mia storia, non è questa la nostra o la mia visione”. A questo proposito ha spiegato di considerare le polemiche “come occasione per intensificare la nostra battaglia, non solo con le parole, su una direzione di marcia che abbiamo intrapreso da tempo. Possiamo rivendicare di essere il partito politico che si batte con più forza perché spazi, diritti e energie delle donne siano valorizzati a pieno come condizione indispensabile di giustizia per tutti. Siamo l’unico partito che ha posto tema di genere a base di un nuovo modello di sviluppo del paese, un impegno più che mai necessario non tanto o solo per le donne, ma per l’Italia” .

Parlando alla direzione Zingaretti ha spiegato di voler “riproporre un’agenda per cambiare l’Italia che rimetta dentro la centralità delle donne. Dieci punti da realizzare e per i quali dovremo batterci insieme o non si faranno mai senza il nostro presidio”. Il governatore della Regione Lazio li elenca: “Rafforzare da dieci giorni a tre mesi il congedo parentale di paternità e aumentare la retribuzione del congedo parentale facoltativo, aumentando i nidi. Adottare una legge sulla parità salariale, ed è molto positivo l’orientamento del ministro Orlando di istituire una direzione presieduta da Laura Pennacchi che inizi questo lavoro rivoluzionario. Incentivi anche selettivi per l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro. Rafforzare il fondo permanente per l’imprenditoria femminile per sostenere nuove imprese e start up innovative. Sostenere la formazione femminile nelle materie scientifiche e tecnologiche. Investire nell’educazione al rispetto e alla valorizzazione delle diversità contrastando discriminazioni e stereotipi. Rafforzare la medicina di genere, politiche di sostegno alla salute riproduttiva delle donne. Rafforzare i consultori familiari, garantendo la piena applicazione della legge 194 e dell’aborto farmacologico. Prevenire e contrastare la violenza sulle donne valorizzando i centri antiviolenza e accompagnando le vittime dalla fase della violenza al recupero dell’indipendenza. Promuovere la presenza femminile ai vertici delle istituzioni e dei cda, trasmissione del cognome materno nel codice civile”.

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