Per il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il Paese è all’inizio della terza ondata. Per Giovanni Toti, presidente della Liguria, parlare solo di chiusure non è un cambio di passo. Nel giorno in cui l’Ecdc lancia l’allarme sulla ripresa del contagio, arriverà la bozza del nuovo Dpcm, il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità che segnala l’indice Rt stabile a 0.99 e alcune aree del Paese passano in zona rossa o zona arancione, il presidente della Conferenza delle Regioni e il suo vice hanno una visione contrastante della strategia da adottare di fronte a una ripresa della curva epidemiologica che sta portando diverse province a una stretta per contenere la diffusione del virus.
“Stiamo affrontando l’inizio della terza ondata: non possiamo mollare ora, nel momento in cui stiamo mettendo tutto il nostro impegno per accelerare la campagna vaccinale, indispensabile per battere questo terribile virus”, dice Bonaccini ufficializzando così una realtà – la terza ondata di contagi – evocata finora solo da Guido Bertolaso. L’esponente dem, che solo tre giorni fa aveva definito “ragionevole” e “di buon senso” riaprire i ristoranti la sera almeno in zona gialla, ora frena e chiede prudenza. E nell’annunciare l’ordinanza che estende a tutti i comuni della Città Metropolitana di Bologna misure ulteriormente restrittive, da ‘zona arancione scura’, sottolinea che “nell’area bolognese nelle ultime settimane i casi positivi stanno crescendo a un tasso quasi tre volte superiore alla media nazionale. Il virus viaggia soprattutto tra giovani e giovanissimi. Anche i ricoveri in ospedale e in terapia intensiva crescono. Dunque, le nuove misure sono indispensabili, soprattutto di fronte a varianti del virus che comportano una diffusione più estesa e più veloce”.
Una visione diametralmente opposta a quella Toti, numero due della Conferenza delle Regioni: “Io credo che si debba cambiare passo e dare un minimo di prospettiva al Paese. Parlare solamente di chiusure generalizzate fino a oltre Pasqua senza ragionare su tutto quello che le Regioni hanno messo in campo per modificare il sistema non mi sembra francamente un cambio di passo”, il commento del presidente della Liguria sulle nuove misure previste per marzo in arrivo dal governo e la nuova possibile stretta che non si allenterà con ogni probabilità fino ad aprile.
“Abbiamo ragionato di diversificare le zone di rischio – sottolinea Toti – ridurre le dimensioni delle zone anche a livello provinciale e comunale, parlato di nuove regole e nuovi protocolli di sicurezza per i locali. Insomma, credo ci sia molto da discutere. Se uscisse fuori che l’unica strategia del nuovo governo è quella di chiusure generalizzate come con il vecchio esecutivo francamente credo sarebbe una delusione per molte categorie”.
Eppure l’accelerazione dei contagi è imponente e non riguarda solo le nuove zone rosse o arancione scuro. Sono diverse le Regioni che, visto l’andamento della curva, da lunedì primo marzo – da ora in poi le ordinanze non entreranno in vigore la domenica ma a inizio settimana – passano dalla zona gialla a quella arancione: Piemonte, Lombardia e Marche. Mentre la Basilicata andrà in rosso, stessa zona richiesta dal Molise vista al difficile situazione degli ospedali. “La situazione dei contagi non è buona”, ha avvisato il presidente della Campania Vincenzo De Luca annunciando che da lunedì chiuderanno tutte le scuole che riapriranno solo dopo la vaccinazione del personale.
Intanto la Conferenza delle Regioni ha chiesto al governo di accelerare sulla revisione dei criteri e dei parametri che sono alla base della definizione della colorazione delle diverse fasce di rischio: “Abbiamo chiesto che questo avvenga sin dalle prossime ore”, ha detto Bonaccini, “e che questi lavori arrivino a conclusione nei prossimi giorni. Il governo si è poi impegnato a garantire la comunicazione delle misure all’inizio della settimana e non più, come accaduto finora, nel weekend: è quanto avevamo richiesto per consentire a cittadini e imprese di conoscere per tempo le misure e organizzarsi”. Anche se la ministra Mariastella Gelmini ha avvisato che nel prossimo Dpcm i parametri resteranno gli stessi. “Abbiamo poi apprezzato – ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni – l’impegno ad una concomitanza più stringente fra provvedimenti restrittivi e l’azione per indennizzi e ristori. Positiva anche l’intenzione manifestata dai ministri Gelmini e Speranza ad estendere i ristori anche laddove le restrizioni siano introdotte con ordinanze regionali assunte d’intesa col ministero della salute. Su questo punto – che avevamo posto da tempo – attendiamo però un riscontro positivo anche dal ministero dell’economia”.