La7

Covid, Crisanti su La7: “La situazione è seria. Se non si prendono decisioni rapidamente, tra una settimana avremo 40mila casi al giorno”

“Il dato di oggi con circa 20mila contagiati ci racconta l’attività della variante inglese. Siamo passati da 10mila casi a 20mila casi nel giorno di 4-5 giorni. Due settimane fa la variante inglese era al 15-16%, adesso viaggia intorno al 40% e ha una diffusibilità imparagonabile a quella del ceppo originario. Ma purtroppo è un concetto che evidentemente i nostri politici fanno fatica ad assimilare”. Sono le parole pronunciate a “Piazzapulita”, su La7, da Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera-Università di Padova.

E aggiunge: “Sento ancora parlare di riaperture e all’ordine del giorno ci sono proposte assolutamente irrealistiche e incompatibili con la dinamica della trasmissione del virus in questo momento. Ogni volta che abbiamo misure restrittive tipo zona arancione o rossa e i contagi calano, improvvisamente riparte il dibattito su come riaprire al più presto con 10mila casi al giorno. E il risultato è questo. Se non si prendono decisioni rapidamente, nel giro di una settimana arriveremo a 30-40mila casi al giorno, proprio come è successo in Inghilterra, che da 8 settimane è in una specie di zona rossa rafforzata con negozi e ristoranti chiusi, mentre i pub e bar fanno solo servizio da asporto. Riguardo all’Italia, una cosa sappiamo per certa: le zone gialle non funzionano”.

Il virologo conclude: “E’ una cosa da prendere sul serio e non alla leggera. Riguardo ai ristoranti, non è che non sono luoghi sicuri. Quello che non è sicuro è il nostro comportamento. Se nei ristoranti si mettesse una limitazione sui nuclei famigliari diversi che ci possono andare, al limite si potrebbero tenere anche aperti mezza giornata. Non è pericoloso il ristorante si per sé, ma quello che facciamo, perché ci riuniamo, togliamo la mascherina e parliamo, dando al virus un’opportunità per trasmettersi. Una possibilità sarebbe quella di regolare l’accesso ai ristoranti anziché chiuderli“.