La sanatoria era stata fermata dalla Pandemia un anno fa. La norma così com'è prevede il pagamento integrale entro lunedì di tutte le rate dovute per l'intero 2020 e la prima del 2021, pena la perdita del beneficio. Sul tavolo dell'esecutivo nuove misure per tagliare i debiti e assicurare un po' di riscossione allo Stato
Il governo ferma le rate della rottamazione in zona Cesarini. Praticamente alla vigilia della scadenza del primo marzo, sabato 27 febbraio una scarna nota del Tesoro ha fatto sapere che “è in corso di redazione il provvedimento che differirà il termine del primo marzo 2021 per il pagamento delle rate della rottamazione-ter e del saldo e stralcio“.
Si tratta della sanatoria del primo governo Conte, che a fine 2018 aveva replicato inglobandola la rottamazione renziana delle cartelle esattoriali, che prevedeva la possibilità di sanare i debiti con gli enti pubblici passati agli agenti della riscossione saldando le somme dovute e non gli interessi e le sanzioni. A differenza di Renzi, i giallo verdi, inoltre, avevano previsto la cancellazione delle cartelle sotto i mille euro e il saldo e stralcio per alcune di tipologie di debiti e alcune tipologie di contribuenti in comprovata difficoltà economica. Il tutto con una proposta di rateizzazione lunga il doppio di quella dei predecessori.
La sanatoria i cui pagamenti sono partiti nel 2019, era stata poi fermata dalla Pandemia esattamente un anno fa e i termini di pagamento sono stati via via congelati fino appunto al primo marzo 2021. Il punto però è che la norma così com’è prevede il pagamento integrale entro lunedì di tutte le rate dovute per l’intero 2020 e la prima del 2021, pena la perdita del beneficio. In pratica, senza un intervento del legislatore, chi non avesse avuto il denaro per saldare un po’ alla volta durante l’anno, avrebbe dovuto trovarlo tutto per magia in un colpo solo.
Il tema, più ostico per i non addetti ai lavori, è passato sottotraccia nelle scorse settimane oscurato da quello ben più immediato della ripresa dell’invio di nuove cartelle e accertamenti fiscali, che sono stati congelati insieme alla rottamazione e dovranno ripartire sempre il primo marzo. Tuttavia il problema, non ponendo un termine indifferibile per il contribuente, poteva e può essere gestito nel corso della prossima settimana.
La scadenza della rottamazione ter e del saldo e stralcio, invece, no. E così per evitare provvedimenti iniquamente postumi, il ministero dell’Economia e delle finanze ha pubblicato la nota che, dopo aver ricordato che “il termine riguarda le rate del 2020 ancora non versate a cui si aggiunge la prima rata del 2021 della rottamazione-ter”, precisa che il nuovo provvedimento “entrerà in vigore successivamente al primo marzo 2021 e i pagamenti, anche se non intervenuti entro tale data, saranno considerati tempestivi purché effettuati nei limiti del differimento che sarà disposto”.
Non è la prima volta che succede, è andata così anche a fine 2018 quando la rottamazione ter è stata varata a ridosso di una scadenza della bis, targata Gentiloni ed essendo il provvedimento in ritardo venne annunciato da una nota ministeriale. L’auspicio dei consumatori è ora che insieme a una nuova scadenza venga prevista una rimodulazione delle rate scadute per evitare un accumulo di difficile gestione che vanificherebbe la sanatoria e i congelamenti.
Non solo. Secondo l’Adnkronos, è allo studio del governo anche l’ipotesi di un saldo e stralcio per le cartelle inferiori a 5mila euro. L’opzione, sottolinea l’agenzia, è sul tavolo dell’esecutivo insieme ad altre proposte per permettere di regolarizzare alcune posizioni a chi è in condizioni di farlo e contemporaneamente assicurare risorse dovute alla riscossione. Nelle scorse settimane varie mozioni di ogni colore politico hanno per esempio proposto una nuova rottamazione per le cartelle successive a quelle incluse nei provvedimenti dei governi Renzi e Conte.