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“Guerre spaziali”, videogioco a processo a Ravenna: “Troppo simile a Star Wars”

Secondo l'accusa anche due personaggi che appaiono nel videogioco sono troppo simili a Yoda e Dart Fener. Ma per il titolare dell'azienda, colosso nazionale nel settore della progettazione, non c'è stata alcuna "contraffazione di marchi"

di F. Q.

Il nome che ricorda quello della saga cinematografica. E poi due personaggi considerati troppo simili a Yoda e Dart Fener. Sono bastati questi due elementi per far finire un videogioco nel mirino delle autorità, tanto da mandare a processo per contraffazione di marchi il titolare e il legale rappresentante di un’azienda di Faenza colosso nazionale nel settore della progettazione, dello sviluppo e della distribuzione di macchinette da gioco, tipo slot o video lottery.

Il gioco in questione si chiama “guerre spaziali” e di simile a Star Wars (in italiano ‘Guerre stellari’), non ha solo il nome secondo l’accusa, ma, appunto anche due personaggi che apparirebbero molto simili ai due amati protagonisti della serie cult della Lucasfilm Ltd, ora di Walt Disney. Parte offesa, appunto, è proprio l’azienda madre di Topolino che però non si è presentata al processo iniziato di fronte al tribunale di Ravenna.

La storia risale al 2016 quando a seguito di alcuni accertamenti della guardia di Finanza di Torino, centinaia di macchinette distribuite dal gruppo di Faenza erano state sequestrate in tutta Italia e poi dissequestrate previa asportazione delle schede di gioco e della parte esterna con gli adesivi direttamente riferiti, secondo l’accusa, alla saga. L’indagine si era conclusa con due imputati entrambi facenti parte dell’azienda, il legale rappresentante e il titolare. Il primo ha optato per l’abbreviato davanti al Gup di Ravenna, ottenendo una condanna a otto mesi, mentre il titolare dell’azienda ha scelto il dibattimento iniziato appunto negli scorsi giorni davanti al giudice Cristiano Coiro, di Ravenna, come riporta Il Resto del Carlino. Secondo il titolare quelle immagini, e in generale il videogioco, potevano ricordare altre figure cinematografiche e non c’è stata quindi alcuna contraffazione di marchi.

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